Samir Amin e gli effetti dell’eurocentrismo
I.
Nella presente guerra in corso, siamo sommersi, qui in Europa e in Occidente, da una ributtante retorica e da una immane ipocrisia sui cosiddetti “valori occidentali”, sui “valori europei” ecc.”. La chiusura identitaria europea, escludente, arrogante, ha come retroterra il pregiudizio primigenio della “superiorità bianca”, del razzismo, delle “razze superiori” di contro ai “popoli inferiori”.
Cambiano le forme, il lessico, le modalità, ma la sostanza rimane quella. Dalla modernità, dal salto, tra XV e XVI secolo, al capitalismo compiuto e alla espansione su scala mondiale, con il colonialismo e con l’imperialismo, questa autocoscienza europea dominante è persistente, pur nelle variazioni e nelle declinazioni.
Dalla violenza aperta, dal saccheggio e dalla rapina nel colonialismo classico alle sofisticate modalità contemporanee, il “destino manifesto” della “missione civilizzatrice”, classica visione Usa, risalta come attributo esclusivo dell’Europa e dell’Occidente collettivo.
II.
È cosa buona e giusta, sono salutari quindi la controtendenza, la controcultura, la visione del mondo, quale opposizione filosofica, morale, culturale e politica, racchiuse nel libro. Occorre relativizzare sempre. Occorre relativizzare quest’Europa. Occorre frenare l’impulso a considerare la propria identità come legittima e dominante rispetto ad altre identità. Magari di nazioni, popoli, classi sociali, culture che si difendono e che resistono, anche correndo il pericolo della chiusura identitaria alla protervia dei dominanti (islamismo, negritudine, vari “culturalismi”, come li definisce Samir Amin).
L’autore, nella traiettoria della sua elaborazione teorica, misurandosi soprattutto con il corso storico reale e facendo tesoro della sua militanza comunista e terzomondista-internazionalista, dopo aver risposto alla domanda “da dove scaturisce la dinamica storica del sottosviluppo nelle periferie e per converso dialettico dello sviluppo nei centri capitalistici?” con le opere L’accumulazione su scala mondiale e con Lo sviluppo ineguale sente il bisogno, nel 1988 e nella seconda edizione del 2009, di precisare una dimensione molto importante.
Nella sua visione l’eurocentrismo è la deformazione ideologica con cui si ricostruisce l’intera storia umana a partire, come si diceva, dal pregiudizio della “superiorità bianca” e della “missione civilizzatrice del capitalismo”. È l’occasione per compiere una rassegna storica con cui si esaminano criticamente le varie formazioni economico-sociali e soprattutto i “culturalismi” che accompagnano queste formazioni. Sottolineando fortemente comunque le reciproche influenze e i reciproci prestiti delle varie culture, delle varie civiltà del pianeta.
È l’occasione quindi per un’ulteriore critica dell’economicismo e di alcune tendenze eurocentriche in molti marxismi. In una certa fase della sua vita, anche in Marx. Le idee, le visioni filosofiche, le religioni, le culture in generale sono fermamente padroneggiate e descritte da Amin. Dall’antichità greca e romana, alle cosiddette “religioni del Libro” (ebraismo, cristianesimo, islam), al feudalesimo, alla “modernità” e al sistema capitalistico, le ideologie e le culture sono reinterpretate alla luce della giusta considerazione del ruolo svolto da altre civiltà e da altre culture. Dalle civiltà monumentali, egizia e mesopotamiche, in primo luogo, all’India, alla Cina ecc. Ma soprattutto dal cruciale, importante ruolo storico svolto dal mondo arabo-islamico.
La religione islamica e le sue varie correnti, fino alle vere e proprie eresie, sono esaminate e approfondite. Con la giusta visione secondo la quale le dispute religiose in realtà costituiscono l’orpello sotto il quale soggiacciono robusti scontri sociali e politici, anche di classe. Come, d’altra parte, è avvenuto nella storia del cristianesimo con le dispute teologiche, con le eresie, con la Riforma ecc.
L’autore dedica un’attenzione particolare allo sviluppo e all’affermarsi dell’islam politico e delle varie correnti fondamentaliste. Questo processo storico è considerato negativamente dall’autore. L’islam politico, moderato o radical-fondamentalista, è un culturalismo, manipolato a beneficio di gruppi dominanti e non per una vera emancipazione dei popoli oppressi e delle classi subalterne delle aree del mondo coinvolte.
La dominante visione eurocentrica della storia mondiale ha il fondamento nel processo storico del costituirsi del sistema capitalistico, dello sviluppo ineguale su scala mondiale e del dualismo centro-periferia, come si diceva. Avendo tutto ciò come retroterra, Amin tuttavia dedica pagine fondamentali al pensiero moderno europeo, dal Rinascimento alla Riforma, all’Illuminismo e alle ideologie contemporanee. E Marx stesso è erede consapevole di queste culture.
La visione di Amin è nel solco del marxismo e del socialismo, avendo come fine un’autentica emancipazione, in primo luogo delle classi e dei popoli delle periferie del mondo. Avendo come fine un autentico universalismo, oltre i culturalismi dominanti e oltre i culturalismi identitari subalterni, d’opposizione. Oltre l’omogeneizzazione-omologazione della dinamica storica del capitalismo, in realtà risoltasi in vera e propria frammentazione, differenziazione, dualismi, particolarismi ecc.
III.
L’eurocentrismo è anche interessata rimozione delle nefandezze del colonialismo e della speculare importanza, per centinaia di milioni di persone di Africa, Asia, America Latina, del “risveglio dei popoli coloniali” prima e della decolonizzazione poi. È ideologia e si fonda su una prosaica, solida base di interessi materiali. Lo “scambio ineguale” è parte fondamentale dello “sviluppo ineguale” tra centri e periferie. Ebbene, oggi valenti studiosi hanno cominciato a fare dei calcoli.
Il Sud Globale rivendica nei confronti del Nord Globale il debito coloniale, il debito ecologico e il debito culturale. Un accenno qui al solo debito coloniale.
Utsa Patnaik, economista marxista indiana, ha calcolato che il Regno Unito tra il 1765 e il 1938 ha sottratto all’India, con la forza e con lo scambio ineguale, una ricchezza del valore pari a 45.000 miliardi di dollari. Jason Hickel e altri economisti hanno calcolato che tra il 1960 e il 2018 è avvenuto un trasferimento di valore, per mezzo dello scambio ineguale dal Sud Globale al Nord Globale, di circa 62.000 miliardi di dollari (come misura il valore del dollaro nel 2011). Tutto ciò senza calcolare l’interesse composto di questa montagna di denaro. L’intero Occidente non basterebbe come ricchezza complessiva.
Così come l’oro e l’argento sottratto da Spagna e Portogallo alle Americhe e alle civiltà precolombiane. Come precisa lo scrittore venezuelano Luis Britto Garcia, con l’interesse composto fino a oggi il peso supererebbe il peso stesso del pianeta terra. Ma questa è una storia da riprendere in altro momento.
Eurocentrismo e ricchezza reale. Poesia e prosa. Ipocrisia e impostura, da una parte, pensiero critico e giustizia storica, dall’altra.
Giorgio Riolo
Samir Amin, Eurocentrismo. Modernità, religione e democrazia. Critica dell’eurocentrismo, critica dei culturalismi, a cura di Giorgio Riolo.
La Città del Sole, 2023, pp. 276, euro 22
Pubblicato il 8 Marzo 2023