Comitati di controllo Inail: perché non funzionano
Da non confondersi con l’omonima forma di contratto di lavoro precario, i Co. Co. Pro. sono in realtà i Comitati di Controllo Provinciali Inail. Nati da una legge del 1962, sono commissioni paritetiche nominate dalla locale Prefettura. Si compongono da dieci rappresentanti dei lavoratori (di norma funzionari CGIL CISL UIL e talvolta dei relativi patronati), sei rappresentanti delle associazioni datoriali, un rappresentante degli artigiani, un funzionario medico, un funzionario del Ministero del Lavoro, un rappresentante dell’associazione nazionale invalidi e mutilati sul lavoro, e infine dal direttore della locale sede Inail. Eleggono ogni tre anni un presidente, che di norma è un sindacalista. Questo, se ha a cuore il proprio compito e la consapevolezza delle potenzialità del comitato, potrebbe fare grandi cose. Convocare riunioni. Acquisire ogni sorta di dato e statistica sull’incidenza di infortuni e di malattie professionali per settore, zona o periodo dell’anno. Promuovere il coordinamento dell’attività della Sede con altri organi e istituzioni presenti, per consentirne il più razionale utilizzo e il potenziamento ai fini della tutela dell’igiene e sicurezza. Controllare lo standard qualitativo del servizio offerto dall’Istituto ad imprese e lavoratori e le sue scelte strategiche, anche in riferimento al contenzioso amministrativo con gli enti di patrocinio. E molto altro ancora. Insomma, pur avendo un ruolo semplicemente consultivo, potrebbe certamente gettare buone basi ad azioni virtuose e ad interventi efficaci da parte della CGIL, che non vorrebbe limitarsi a mere, ripetute e vane azioni di denuncia di fronte all’ennesima morte sul lavoro, invocando maggiori controlli che essa per prima può promuovere e in parte esercitare, per quanto riguarda la propria parte che tutti sono chiamati ad eseguire, conoscendo e utilizzando al meglio innanzitutto le leggi e gli strumenti esistenti, che in realtà non sono pochi, e nemmeno sulla carta così inefficaci.
Accade non di rado invece che nemmeno vengano costituiti, né che i soggetti che sono chiamati a comporli si preoccupino di verificare l’applicazione di una legge dello Stato. Accade non di rado che, qualora costituiti, non vengano riuniti e non vengano fatti funzionare, relegando i Comitati al triste ruolo di commissioni inutili, pura e ridondante burocrazia aggiunta solo in virtù di legge. Proviamo a capire, invece, quale potrebbe essere un possibile programma di azione efficace da parte dei dipartimenti igiene e sicurezza CGIL, a partire da quello nazionale.
Innanzitutto è necessario istituire coordinamenti Co. Co. Pro. su base regionale, e successivamente su base nazionale, naturalmente con l’apporto indispensabile di Inca-CGIL, che dell’ente è il primo fruitore. Oltre agli aspetti legati alla prevenzione, esiste l’esigenza di verificare e confrontare l’uniformità delle prestazioni Inail riconosciute ai lavoratori, in particolare sulle malattie professionali, dal momento che esistono significative e per il momento inspiegabili difformità a livello territoriale, di cui non è dato sapere se siano dovute a ragioni di effettiva scientificità. Inoltre, esistono buone pratiche e politiche virtuose già attuate da alcuni territori, che sarebbe vitale socializzare. Perché, abbiamo il coraggio di dirlo, in CGIL le buone idee circolano molto peggio di problemi e criticità.
Un buon modo per iniziare l’attività di un Co. Co. Pro. è innanzitutto, come si è detto, raccogliere dati e statistiche altrimenti non facilmente reperibili. E’ dovere legale dell’Istituto soddisfare ogni richiesta a proposito, tanto più che il sito Inail, che pure ha tra i suoi scopi la diffusione dei medesimi, non appare un modello “user friendly”, almeno a giudizio dello scrivente. L’analisi dei dati sull’infortunistica per settore, con prognosi superiore a 5 giorni e per tipologia di danno, appare fondamentale per progettare il diritto alla salute dei lavoratori (per non parlare del diritto alla vita), stimolando azioni ispettive mirate ed azioni di formazione e informazione. L’analisi dei dati sulle malattie professionali può fornire dati altrettanto preziosi. Se si nota una diminuzione del riconoscimento delle medesime, nell’ultima parte dell’anno, si può cercare di capire se esistono anomalie nel funzionamento organizzativo dell’istituto. Ma tutto ciò vale a puro titolo di esempio, perché i dati sono sempre essenziali per determinare il modo di fare sindacato. Soprattutto, se vogliamo occuparci seriamente di igiene e sicurezza, siamo chiamati ad osservare la realtà, a dare un senso a ciò che si verifica, e a stabilire un modello efficace di strategia per cambiare la realtà stessa, senza la quale i dati, di per sé, sono inutili, così come non può esistere strategia sindacale che possa prescindere dalla realtà.
In molti territori sono presenti forme di coordinamento e di controllo sociali e istituzionali su igiene e sicurezza, sorte di cabine di regia. In altri no, e per lo più sono proprio i territori più a rischio. In ogni caso, la presenza e l’operatività del Co. Co. Pro., tenendo presente che tra l’altro è di nomina prefettizia, può costituire la naturale base per una collaborazione fattiva tra tutti i soggetti chiamati alla promozione della salute e della sicurezza sul lavoro. Gli enti ispettivi possono in tal modo essere stimolati e indirizzati a campagne di controllo mirate ai territori e ai settori con la maggiore criticità. La magistratura, tenendo presente che l’obbligatorietà dell’azione penale non è di norma né garantita né tecnicamente possibile, può dare priorità ai procedimenti penali che abbiano come oggetto infortuni riportanti menomazioni a carattere permanente. E, naturalmente, la medicina pubblica deve segnalare alla Procura gli infortuni con prognosi superiore ai 30 giorni, di cui un Co. Co. Pro. è potenzialmente in grado di conoscere il numero esatto. Il sindacato può tutelare meglio. L’impresa può, deve, attuare le misure di prevenzione mirate ai rischi più diffusi, perchè investire in sicurezza è la forma di investimento a più alta redditività, tanto morale quanto economica.
Come diceva, Johann Wolfgang Goethe, “qualunque cosa si possa fare, qualunque sogno si possa inseguire, si deve cominciare. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza”.
Davide Vasconi
Presidente Co. Co. Pro. Inail Reggio Emilia
Pubblicato il 28 Novembre 2023