Calabria, sanità e affari: serve uno sciopero generale regionale

La speranza di vita dipende in larga misura da dove si nasce e, soprattutto, da dove ci si cura.

Così, un bambino che nasce oggi a Cosenza vivrà 2,1 anni in meno rispetto a uno che nasce a Milano, mentre un cittadino di Bolzano vivrà in buona salute 11,1 anni in più rispetto a uno di Catanzaro.

Un divario imputabile principalmente al fatto che in Calabria la sanità – quella pubblica, gratuita ed universale, intendo – non esiste più da tempo.

In quindici anni di Piano di rientro dal deficit è stata devastata e saccheggiata da una vorace borghesia mafiosa. Una macelleria sociale che ha portato alla chiusura di ben 18 ospedali e di tanti presidi e guardie mediche, in particolare nelle aree interne.

I dati di oggi sono impietosi e parlano di un sistema sanitario che non garantisce i livelli essenziali di assistenza, spinge il 43% dei calabresi a curarsi fuori regione, con una spesa di circa 300 milioni annui a fronte di un’addizionale regionale più alta che in Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna, e costringe il 7,3% delle famiglie a rinunciare a curarsi.

Per Agenas l’ospedale di Cosenza è il peggiore d’Italia, così come le Asp di Crotone e Vibo Valentia.

I tagli draconiani legati al Piano di rientro imposto nel 2010 dalla Giunta Scopelliti, con il sostegno dell’attuale Governatore di centrodestra Occhiuto, ed il saccheggio delle risorse da parte dei privati, spiegano le attuali condizioni di degrado.

È stato Santo Gioffrè, ex commissario dell’Asp di Reggio Calabria, a squarciare per primo il velo di omertà che per anni ha occultato il sistema di contabilità colabrodo di quell’Azienda, con fatture milionarie pagate due o tre volte nel silenzio complice dei servizi di tesoreria (le banche) e dell’advisor (Kpmg). “Una lobby masso-bancaria che, in combutta con i colletti bianchi, ha creato un meccanismo che ha reso impossibile risalire alla vera contabilità dell’Asp” e a quantificarne il debito.

Così due Aziende – Reggio Calabria e Vibo Valentia – sono state sciolte ripetutamente per infiltrazioni mafiose mentre, già qualche anno fa, una Commissione d’accesso denunciava la permeabilità alle ingerenze della criminalità organizzata di quella di Cosenza.

E proprio sulle Asp di Cosenza e Reggio Calabria, che per anni non hanno approvato i propri bilanci, la Procura di Milano avrebbe aperto un’inchiesta per far luce sui presunti crediti ceduti dai padroni della sanità privata calabrese a BFF banking group e che, alla fine del 2023, ha indotto l’Asp di Cosenza a chiudere una transazione per 39 milioni di euro anche per fatture che, secondo L’Espresso, erano già state dichiarate da non rimborsare in sentenze di primo grado del locale tribunale.

In questi mesi abbiamo assistito ai ripetuti tentativi di mistificazione del Presidente della Regione (e Commissario alla sanità) che, spalleggiato da Confindustria, a reti unificate ha illustrato i risultati strabilianti della sua azione di governo. Sfidando ogni senso del ridicolo, in un’intervista a Piazza Pulita Occhiuto è arrivato a sostenere di aver chiuso in due anni i bilanci delle Aziende Sanitarie e di aver “dimostrato che il deficit non esiste, che siamo in avanzo; che l’Emilia Romagna è in deficit, mentre la sanità in Calabria è in avanzo”. Ha fatto queste affermazioni trascurando di dire che i bilanci 2022 delle Asp li aveva potuti chiudere solo grazie a quelle che Il Sole 24 Ore ha definito “regole à la carte” di finanza pubblica, imposte con un blitz giuridico-contabile dal Governo con il DL 51/2023 con cui è stato consentito di fatto di rinviare sine die la redazione dei bilanci degli anni precedenti, rendendo ancora più opachi i dati relativi al debito della sanità calabrese.  

Come se non bastasse, nelle scorse settimane, solo le divisioni nella maggioranza hanno impedito l’approvazione in commissione Bilancio al Senato di un emendamento al decreto fiscale, proposto dal senatore di Forza Italia Lotito, che prevedeva l’immunità per i direttori generali e i commissari delle Asp di Reggio Calabria e Cosenza qualora, in sede di approvazione dei bilanci aziendali relativi agli anni precedenti al 2022,  avessero determinato buchi  – magari pagando chi non doveva essere pagato o peggio liquidando più volte le medesime fatture – a meno che la loro condotta non fosse stata posta in essere con dolo. Simili scorribande testimoniano un palese sovversivismo della classe dirigente che finora non ha destato alcuna reazione degna di rilievo tra gli attori politici e sociali calabresi e che, da mesi, ci spinge a chiedere invano alla Cgil la proclamazione di uno sciopero generale regionale sulla sanità.

Così, mentre viene negato il diritto alla salute dei calabresi, prosegue l’assalto alla diligenza, si continuano a depredare risorse pubbliche per foraggiare banche e prenditori privati, si chiudono accordi con Aiop, Confindustria, Acop e Unimpresa per assicurare alle case di cura accreditate della provincia di Cosenza maggiori risorse rispetto al periodo pre covid ed un numero di posti letto rispetto al pubblico molto più alto che nel resto d’Italia.

Pronti a continuare con l’applicazione di contratti pirata o a finanziare, come nel recente passato, la campagna elettorale di autorevoli esponenti locali del Pd, i padroni ringraziano. 

Delio Di Blasi

Assemblea Generale Cgil Calabria

Pubblicato il 17 Dicembre 2024