Dal Circo Massimo un grido: “Basta morti sul lavoro!”
Sicurezza: il bilancio della prima fase della mobilitazione e le ragioni di una lotta destinata a crescere
Il Circo Massimo fu probabilmente il più grande stadio mai costruito nella storia dell’umanità. Capace di contenere sulle gradinate 200.000 spettatori in epoca imperiale, la spianata tra il Tevere e il Palatino li può facilmente ospitare in piedi ancora oggi. Per le manifestazioni sindacali è storicamente un’unità di misura. Quando l’unico spazio nella capitale capace di ospitare un comizio è quello, come è avvenuto in passato, significa che la misura è colma.
Il concentramento che sabato 20 aprile si è snodato lungo il suo lato più lungo – e ha marciato compatto verso la piramide di Caio Cestio e l’Ostiense, cantando Bella Ciao – può rappresentare la prima fase di una mobilitazione partita con lo sciopero dell’11 aprile, che purtroppo soltanto l’Emilia Romagna ha esteso a otto ore. Certamente la tragedia della centrale di Suviana, nel suo territorio, meritava una risposta. Ma l’avrebbero meritata anche Brandizzo, Campi Bisenzio, Luana e tutti i caduti di uno stillicidio quotidiano.
“Per la salute di tutti”, è stato il tema. E per la salute di lavoratori e cittadini occorre andare avanti, fino a riempire di ore di sciopero un’intera giornata lavorativa, e fino ad occupare tutto lo spazio in cui una volta correvano le bighe. Folta è stata la rappresentanza della Funzione Pubblica e dei lavoratori della Sanità. Per rilanciare ed adeguare la rete ospedaliera non basta aumentare in termini assoluti la spesa sanitaria, come ha argomentato in modo ridicolo Giorgia Meloni. La sanità pubblica va verso il baratro, e lo dicono le cifre.
Crolla il rapporto spesa sanitaria/PIL: dal 6,6 del 2023 al 6,3 del 2024 al 6,1 previsto nel 2026. I lavoratori della sanità presenti hanno denunciato negli striscioni di essere pochi e malpagati. Da una parte lo scandalo dei medici gettonisti al Pronto Soccorso, con indennità che arrivano fino a 1000 euro a notte, dall’altra quello sempre più frequente dello staff leasing nei servizi, con cooperative in appalto e salari da “working poor”. Due facce di una stessa medaglia.
Ad un tratto un gruppo di lavoratori, indossante ciascuna di queste mega lettere fino a comporre la parola “contratto”, in un flash mob ha bloccato il traffico in piazzale Albania. Perché la soluzione consiste nell’incrementare le risorse destinate al rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 del personale, e di realizzare un piano straordinario di assunzioni a partire dalla rete dell’emergenza e del Pronto Soccorso. Per superare gli inaccettabili tempi d’attesa che negano il diritto alla salute, favoriscono il ricorso a prestazioni private, portano la gente a rinunciare spesso alle cure. E, non dimentichiamo, per superare i divari e le diseguaglianze tra regioni e territori, quando l’autonomia differenziata minaccia di rendere i viaggi della speranza una vergognosa consuetudine.
Alcuni lavoratori della Flai portavano mesti su uno striscione l’immagine sorridente di un coro compagno di lavoro caduto in un infortunio mortale. “Non sarai mai morto finché il tuo ricordo vive. Non sarete mai solo dei numeri. Basta morti sul lavoro”. La mobilitazione sul tema, su cui più volte abbiamo insistito su Progetto Lavoro e come area “Le Radici del Sindacato” anche quando non era centrale, viene da lontano. La giornata del 20 è stata l’occasione per rilanciarla con proposte precise.
La strada passa innanzitutto attraverso la lotta allo sfruttamento. Il cardinale Zuppi dice che la sicurezza è un costo, ma è una cosa necessaria. Lo ringraziamo, ed apprezziamo la vicinanza, ma ci permettiamo di dire e ridire che non è così. La sicurezza è un investimento in cultura industriale, e conviene a tutti. La qualificazione delle imprese è garanzia di un manufatto ben costruito, e passa attraverso l’applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative.
Cgil e Uil sostengono giustamente che chi non rispetta tali requisiti deve essere escluso dalla concezione di finanziamenti o incentivi con fondi pubblici. Come area “Le Radici del Sindacato” siamo oltre. Chi non rispetta tali requisiti deve essere escluso anche da capitolati di appalto privati, e un’amministrazione pubblica dovrebbe richiederli espressamente tra i requisiti per l’autorizzazione di opere edili. E mai più al lavoro senza un’adeguata informazione, che deve essere preventiva ed erogata da enti accreditati e certificati. Abbiamo motivo di ritenere che una parte considerevole degli attestati sia praticamente falsa, che devono anche tenere conto delle barriere linguistiche di parte dei lavoratori ed accertarsi sulla loro piena comprensione dei contenuti.
Dal palco, tanto l’intervento di Landini quanto quello di Bombardieri hanno dato molto risalto all’aspetto politico e alla lotta contro il governo Meloni. Sono stati diversi i passaggi del segretario Cgil su temi caldi non al centro della manifestazione, come sull’aborto: “Siamo in una situazione in cui si vuole impedire alle donne di decidere sul loro corpo. Siamo di fronte ad una pericolosa regressione, c’è una logica di comando e di controllo, pericolosa contro la stessa democrazia”. Più tecnico Bombardieri, ma sul pezzo: “Continueremo a batterci per la difesa della legge 194” Landini sul decreto Calderoli: “una follia pura”, “una pericolosa porcheria”, e la promessa di combatterlo con ogni arma a disposizione.
Infine, in vista del Primo Maggio, due voci di speranza alla martoriata unità sindacale, su cui nel breve termine non nutriamo purtroppo grandi speranze. Comunque, il segretario Cgil ha detto che “noi lavoriamo per unire il mondo del lavoro e per dare a tutte le persone il diritto a manifestare, anche quando esistono idee diverse”. E Bombardieri, dal canto suo, ha detto che “il pluralismo sindacale è una ricchezza”. Sarà. Per lavoratrici e lavoratori, la vera ricchezza al dunque sono i risultati e le soluzioni concrete. Ed è per questo che la giornata del 20 “ce n’est qu’un debut”.
Davide Vasconi
Pubblicato il 25 Aprile 2024