Ex GKN, due anni dopo: il cielo sopra Firenze
Bonifico di tutti gli arretrati, pagare tutto il dovuto ai lavoratori, liberare il contatto nazionale e integrativo che l’azienda ha di fatto preso in ostaggio, mandare le buste paga mancanti (da dicembre ad oggi!), reintegra dei colleghi indotti ingiustamente a licenziarsi, dare il via al piano di reindustrializzazione dal basso elaborato dai lavoratori.
Queste le rivendicazioni del Collettivo ex-Gkn che, per protesta, ha portato una sua delegazione a manifestare fino sulla torre San Niccolò di Firenze.
Poi, qualche giorno dopo, oltre duecento persone da diverse parti d’Italia e d’Europa hanno partecipato l’8 luglio al presidio a Campi Bisenzio, partecipando all’assemblea dal titolo: “Lotte sindacali e climatiche: esperienze nazionali a confronto”.
Si sono susseguite testimonianze di attivisti climatici e sindacali, arrivati anche dalla Germania e dalla Svizzera, a sottolineare come sia necessario, per contrastare il cambiamento climatico, un profondo cambiamento del sistema.
La parola d’ordine è “convergenza internazionale”: un obiettivo direttamente perseguito dal Collettivo di Fabbrica grazie ai vari Insorgiamo tour che si sono svolti nel nostro Paese, ma anche in Francia, Germania e Belgio, grazie alla presentazione dello spettacolo teatrale Il Capitale (in collaborazione proprio con il Collettivo di fabbrica ex Gkn).
La convergenza vedrà altri appuntamenti per consolidare il percorso cominciato l’8 luglio: il campeggio internazionale No Muos ad agosto e la World Climate Justice Conference a Milano, il prossimo ottobre.
L’assemblea internazionale si è sviluppata all’interno della due giorni organizzata durante il secondo anniversario dell’invio della e-mail da parte di Gkn e del Fondo finanziario Melrose, il 9 luglio 2021, che, di fatto, lasciava a casa quasi 500 persone e dava il via alla una delle lotte operaie più rilevanti degli ultimi decenni.
Due anni dopo il Collettivo ha potuto dunque rimettere in fila tutti i passaggi della lunghissima vertenza.
Nel dicembre 2021 l’operazione di passaggio da Gkn a Borgomeo ha avuti probabilmente come unico scopo quello di dichiarare finita una vicenda che invece non lo è affatto. Ad oggi, nessuno sa quali siano i veri accordi intercorsi tra la vecchia e la nuova proprietà: dai licenziamenti dichiarati si è passati ai licenziamenti mascherati e indotti.
Così come dalla speculazione finanziaria si è passati presumibilmente a quella immobiliare: lo stabilimento fa gola ma deve evidentemente essere “liberato” dai dipendenti, che invece vogliono tornare a lavorare.
Prosegue, dunque, una vile telenovela, nel corso della quale l’azienda piange per la mancanza di cassa integrazione, quando in verità si rivela incapace di agganciare qualsiasi cassa integrazione. Lo scopo vero è ben altro: affamarci, farci impazzire, farci mollare.
Dopo avere richiesto dieci mesi di cassa integrazione ordinaria, rifiutata dall’Inps, l’azienda ha ricevuto in regalo dal Governo 10 mesi di cassa integrazione 11 ter, retroattiva (da gennaio a ottobre 2022).
Da novembre 2022, l’azienda ha cessato di pagare e di consegnare le buste paga: 238 decreti ingiuntivi di pagamento sono stati accolti dal Tribunale di Firenze. Le opposizioni dell’azienda sono state respinte. Il Tribunale ha stabilito che, in assenza di cassa, abbiamo diritto a stipendio pieno. Ha stabilito inoltre che lo stabilimento è assolutamente agibile, per chi lo volesse reindustrializzare. Nel frattempo, l’azienda, impassibile, non ha pagato gli stipendi e sono iniziati i pignoramenti.
Sono così passati otto mesi. Nella disperazione, tanti sono stati costretti a licenziarsi per agganciare anche solo la Naspi (la disoccupazione). Il Governo, assente, di colpo ha concesso una cassa integrazione cucita su misura a Borgomeo; una cassa retroattiva, senza causale, per presunta indisponibilità dello stabilimento. Il Governo della legalità ha ignorato le sentenze dei Tribunali. La cassa ha bloccato i decreti ingiuntivi e probabilmente anche i pignoramenti. Sommati, Qf ha ricevuto 17 mesi di cassa retroattiva. Almeno, però, riceviamo qualche spicciolo? No. Per fare partire i pagamenti, l’Inps ha bisogno dei flussi mandati dall’azienda. I flussi di ogni mese dovrebbero essere pronti entro il 16 di ogni mese successivo. Ma l’azienda non ha fornito all’Inps i flussi corretti: ad oggi forse soltanto quelli di ottobre, novembre, dicembre 2022. Tra le lungaggini di una Inps ridotta al lumicino e i giochi dell’azienda, ad oggi ancora non abbiamo visto un euro.
Ricapitoliamo: è stato sancito che si può non pagare per mesi i dipendenti, farli licenziare e poi retroattivamente il Governo ti può condonare il dovere di pagare gli stipendi. Al che tu puoi scoprire retroattivamente, nel maggio 2023, il tuo reddito del 2022. Come se non bastasse, si può cessare improvvisamente di mandare le buste paga, anche per evitare che il dipendente possa farle valere di fronte a un giudice; comprando, forse senza nemmeno pagare, un’azienda in fase di delocalizzazione e facendo il lavoro sporco al posto della multinazionale che scappa. Tutto sotto gli occhi di un sistema: di tavoli ministeriali e di una vasta attenzione mediatica.
Perciò chiediamo di ottenere subito gli stipendi. E si dia il via alla discussione sulla reindustrializzazione. Intervento pubblico ora. Commissariamento di Qf. Obiettivo 370 posti di lavoro: in una fabbrica socialmente integrata, con produzioni ecologicamente avanzate. Non soltanto per noi. Per tutte/i.
Collettivo di fabbrica ex GKN
Pubblicato il 12 Luglio 2023