G7, la salute globale sbarca ad Ancona
Il ‘controvertice’ offre una doppia opportunità: da un lato rompere l’incanto della vetrina del governo regionale su un tema di grande importanza per tutto il paese come la salute pubblica; dall’altro fare esercizio di mobilitazione, di relazioni e di lotta
Il governo Meloni, ancora indeciso tra i ruoli della commedia dei parvenu al potere e il revival delle 100 giornate di Salò ha scelto di dare grande importanza e visibilità al G7. Proprio perché il famoso ciclo dei controvertici per ora si è chiuso, in Italia non abbiamo visto contestazioni paragonabili a quelle del passato e tuttavia una rete di iniziative, proposte di critica, contestazione e azione si è manifestata nei mesi passati contro gli appuntamenti tematici del vertice. In particolare, a Torino ad aprile, a Venezia a maggio, a Fasano a giugno, abbiamo visto manifestazioni di centinaia di persone, scontri con la polizia e apertura si spazi di confronto e relazione tra chi propone alternative alla gestione capitalista del pianeta. La richiesta dello stop al genocidio in Palestina è stata una costante specialmente nei confronti di Stati Uniti, Inghilterra, Germania e Italia che sono in questo momento i paesi occidentali principali sostenitori della linea militarista di Israele, anche con finanziamenti e forniture dirette e indirette di armamenti e sistemi di difesa.
La “salute globale” cosa ci fa ad Ancona?
Perché affidare un G7 tematico sulla sanità alle Marche? Le spese sanitarie sono come in tutte le Regioni italiane la prima voce di spesa, nonché il punto di equilibrio e una leva di potere fondamentale. Giorgia Meloni ha sicuramente un rapporto privilegiato con il governatore delle Marche Francesco Acquaroli, i cui meriti politici sono difficili da individuare per l’utente medio del servizio sanitario pubblico, ma sono evidenti in termini di fedeltà politica alla leader di Fratelli d’Italia.
Assistiamo allo stato precario della sanità regionale: la costante spinta bipartisan verso la privatizzazione, l’aumento delle disuguaglianze, l’assenza di politiche di prevenzione e di risanamento ambientale, l’attacco alla legge 194, alle donne e alle altre soggettività, le pessime condizioni di lavoro del personale sanitario. Non può sfuggire anche il paradosso di un vertice sulla salute a pochi chilometri da uno dei disastri ambientali e sanitari peggiori d’Italia, la raffineria API di Falconara, situata in un’area ad alto rischio sanitario come la bassa valle dell’Esino. Area costellata di fabbriche inquinanti, allevamenti intensivi, un prossimo mega centro logistico di Amazon e un impianto di trattamento di rifiuti pericolosi in via di progettazione.
Vedersi concretizzare in modo sorprendente questo vertice ad Ancona ha stimolato la nascita di una certa opposizione. La campagna contro il G7 Salute parte anche dalla considerazione che il cambiamento climatico e i suoi impatti rappresentino sul territorio un problema per la salute e la sicurezza. Lo testimoniano eventi come l’alluvione del Misa e del Nevola del 2022 che ha lasciato ben tredici morti in una nottata, o la diffusione delle mucillagini nell’alto e medio mare Adriatico, che dall’inizio di agosto 2024 ha superato stabilmente i 30 gradi di temperatura dell’acqua. Cosa stanno facendo i paesi del G7 per l’uscita delle nostre società dal regime fossile? La risposta la lasciamo alle lettrici e ai lettori.
Salute globale, tagli e malasanità locali
Il G7 Salute ad Ancona annuncia di voler affrontare la fragilità della salute su scala globale proponendo l’appoggio “One Health” patrocinato dall’OMS, quando nella pratica i suoi membri stanno spingendo sempre più forte sulle privatizzazioni e non mollano la presa sui brevetti di farmaci e vaccini. Il concetto di salute globale ha comunque acquisito dalla fine del ciclo dei controvertici sempre più visibilità e rilievo a livello internazionale. In primo luogo, la diffusione delle malattie infettive transfrontaliere suscita un grande interesse da parte dei media e dell’opinione pubblica, così come guida le priorità di ricerca delle facoltà e dei programmi accademici. Allo stesso tempo, la salute globale è diventata un’area fondamentale di azione filantropica.
Nonostante l’importanza acquisita negli ultimi due decenni, il complesso termine collettivo “salute globale” non ha ancora un uso uniforme, ma collegando il locale con il globale si riferisce a un concetto esplicitamente politico. Il concetto di salute globale considera la salute come un bene universale basato sui diritti; tiene conto delle disuguaglianze sociali, delle asimmetrie di potere, della distribuzione ineguale delle risorse e delle sfide di governance. Parlare di salute globale significa teoricamente sostenere e ampliare la visione che ha portato alla creazione dei servizi sanitari pubblici a partire dalla decolonizzazione e dall’espansione del welfare, soprattutto grazie alle lotte delle donne.
Inoltre, il concetto predominante di salute globale riflette ancora oggi l’egemonia ereditata dal Nord globale. Non tiene sufficientemente conto dell’onere globale delle malattie, che sono principalmente caratterizzate da patologie non trasmissibili e dai determinanti sociali della salute che hanno un impatto decisivo sulle condizioni di vita della popolazione. Oltre che sulla resilienza e la preparazione epidemiologica per prevenire le prossime annunciate pandemie, la salute globale dovrebbe nascere dalla volontà di agire, appunto, sui determinanti sociali, economici e politici della salute.
Il riduzionismo biomedico e tecnocratico si è affermato in tempi di crisi sanitaria acuta, ma oggi comporta il rischio di un accesso selettivo all’assistenza sanitaria. Per garantire una salute per tutti e ridurre in modo sostenibile le disuguaglianze sanitarie all’interno dei paesi e tra di essi, sono necessarie politiche coerenti di salute per tutti. La salute globale deve innanzitutto perseguire l’applicazione del diritto universale alla salute e contribuire al superamento delle disuguaglianze globali. Non ci sembra questa la strada intrapresa dalla nostra piccola regione e dal nostro paese in mano agli eredi di Berlusconi e Mussolini.
Che cosa si muove dietro le quinte
Nello specifico dell’agenda dell’incontro di Ancona, studiando i documenti ufficiali emergono tre temi fondamentali:
a) Il tema dei vaccini e dell’accesso ai farmaci. Nel G7 sono rappresentati i principali paesi che si oppongono all’eliminazione dei brevetti sui vaccini e sui farmaci. A livello globale la lotta per l’“apertura” dei brevetti sui vaccini e sui farmaci ha rappresentato per decenni una delle rivendicazioni esemplari dello squilibrio Nord/Sud nella globalizzazione neoliberale.
Durante il G8 a Genova, nel 2001, l’allora portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto, fu una delle figure più mediatizzate e che tutti ricordano, ma al suo fianco c’erano numerosi attivisti e attiviste meno noti del cosiddetto Sud globale, che ponevano la questione della proprietà intellettuale sui brevetti come centrale nella nuova dinamica di sfruttamento capitalista che aveva sostituito il vecchio colonialismo di occupazione.
La pandemia Covid-19 ha esacerbato delle contraddizioni già profonde, portando anche in Occidente il conflitto legato alla vaccinazione. Oggi ricordiamo i dibattiti infuocati sulla validità e l’opportunità o meno delle vaccinazioni e sappiamo che sicuramente attorno alla pandemia sono prosperati gli imprenditori politici della paura e del controllo, ma forse scordiamo troppo facilmente quanto l’iniziale scarsità dei vaccini avesse prodotto fenomeni di accaparramento, corruzione, speculazione. Alcune persone arrivarono a pagare fino a 10.000 euro per vaccinarsi privatamente, altre fecero carte false per ottenere vaccini a cui non avevano (ancora) diritto.
Nelle nostre società abituate a un livello elevato di prestazioni e di consumi in ambito sanitario, abbiamo poca consapevolezza delle tensioni e delle sofferenze provocate dalla mancanza di farmaci, vaccini e cure mediche in situazioni di bisogno e di urgenza. Qual è la proposta a cui lavora il G7? Costruire fabbriche di vaccini private, mantenendo i profitti legati ai brevetti, nei paesi poveri per soddisfare la loro richiesta di vaccini e farmaci facendo ripagare i prestiti finanziari, secondo un’ottica pienamente liberista, alle stesse società che vengono già sfruttate dall’economia neocoloniale.
b) PPR: Prevention, preparedness, response. A giugno 2024 a Ginevra è stato discusso e approvato un documento avanzato verso la stipulazione di nuove regole globali per la risposta alle pandemie, sotto forma di emendamenti al trattato dell’OMS International Health Regulations del 2005. Le principali innovazioni sono una definizione univoca di emergenza pandemica e dei sistemi di allarme e di risposta condivisi, la creazione di Autorità nazionali preposte alle regolazioni sanitarie e un meccanismo finanziario coordinato per attivare trasferimenti di fondi di emergenza per fare fronte alle difficoltà economiche dei paesi più poveri o in maggiore difficoltà finanziaria. Tutti questi approcci globali e umanitari si scontrano però con le contraddizioni di fondo che vedono i governi del G7 come parte in causa, in quanto difendono gli interessi di alcune delle maggiori case farmaceutiche globali e utilizzano coscientemente il potere medico e sanitario come strumento di pressione geopolitica. Per questo motivo la vecchia ma sempre attuale rivendicazione dell’eliminazione del brevetto dai farmaci salvavita e dai vaccini è fondamentale per ristabilire delle condizioni basilari di equità e di sicurezza sanitaria.
c) Stupefacenti e repressione. L’approccio del G7 nel campo degli stupefacenti è costantemente improntato alla repressione e alla criminalizzazione, nonostante nel mondo stiano costantemente crescendo le evidenze scientifiche della validità della legalizzazione e della depenalizzazione. Nelle Marche abbiamo avuto un tragico assaggio del connubio patologico tra proibizionismo e repressione psichiatrica nel caso del giovane Matteo Concetti, morto suicida nel carcere di Montacuto a gennaio 2024. Del suo caso abbiamo parlato nel numero 32 (marzo 2024) e abbiamo sostenuto la richiesta, ancora attuale, di dimissioni per incompetenza del Garante dei detenuti, Giancarlo Giulianelli. Nelle Marche poi non dobbiamo dimenticare l’ingombrante presenza di uno dei capi politici di Fratelli d’Italia, lo psichiatra Carlo Ciccioli, oggi eurodeputato, che già nel 2012 provò a minare dalle fondamenta la legge Basaglia, senza riuscirci, ma che oggi continua a promuovere una cultura tradizionalista, paternalista e autoritaria applicata alla salute mentale.
Nel carcere e nelle strutture di contenzione psichiatrica il legame problematico e mortifero tra repressione e droghe accelera e si intensifica, ma presenta la stessa grammatica sghemba che troviamo nelle strade. Il consumatore di sostanze viene sfruttato dalla criminalità e diventa bersaglio della polizia che cerca di aumentare la propria produttività penale con una fonte praticamente inesauribile di illegalità. Negli ultimi tempi il movimento antiproibizionista in Italia ha subito numerosi contraccolpi e negli anni è molto arretrato, spesso delegando ad attivisti in cerca di visibilità improbabili campagne mediatiche. Sul terreno oggi sono rimasti operatori e operatrici sanitari di base che difendono i diritti delle persone tossicodipendenti nella pratica quotidiana, con enormi limiti e problemi.
A tutta salute
Gli attivisti e le attiviste marchigiane hanno organizzato una Rete di azione contro il G7 Salute e una campagna ‘Not on my body’, lanciata dai Centri sociali delle Marche. Entrambe le iniziative hanno deciso di costruire un’agenda comune aperta ai contributi dalle reti nazionali interessate al tema della salute. L’obiettivo è quello di gettare in faccia ai ministri e al loro staff di esperti le contraddizioni globali che emergono dai bisogni di salute locali.
Ancona sta accogliendo esperti, attivisti e manifestanti da tutta Italia. Si affronta il “controvertice” con la consapevolezza che alle spalle c’è un’epoca di mobilitazioni che non potrà tornare uguale a sé stessa, e che la situazione attuale a livello di partecipazione è senza dubbio difficile. Si stanno organizzando conferenze di critica e piattaforme di lavoratori e cittadini in difesa della sanità pubblica. Mentre l’amministrazione comunale si affanna a tappare le buche delle strade, l’opposizione al vertice organizza e diffonde le sue proposte. In contemporanea al vertice si svolgerà il Festival a tutta salute uno spazio di incontro, apprendimento e lotta aperto alla partecipazione di singoli e gruppi che ha l’obiettivo di produrre iniziative contro il vertice e creare nuove connessioni.
Le iniziative contro il G7 si sono intrecciate anche con percorsi già avviati creando interessanti convergenze. A partire dall’offensiva del governo Meloni contro i giovani concretizzata nella legislazione “anti-rave” del 2022 abbiamo visto negli ultimi mesi del 2023 la rinascita di un circuito anti-repressivo a livello nazionale, che ha ricominciato a riflettere su concetti fondamentali come la riduzione del danno, la depenalizzazione e la legalizzazione. La prima street parade che si è svolta a giugno 2023 ad Ancona ha provato a comunicare ai partecipanti alcuni preziosi concetti di base: che le sostanze vanno affrontate anzitutto con l’informazione e la consapevolezza, e che la depenalizzazione può stimolare le capacità di autodifesa e autoregolazione della società togliendo spazio agli imprenditori della violenza e della paura, alla criminalità e alla polizia che vivono in una perversa simbiosi. Questo è il senso del collegamento di una street parade annunciata in contemporanea alla fine del vertice del G7, per il 12 ottobre. L’iniziativa vuole raccontare, superando gli stereotipi e la paura imposte dalla narrazione criminalizzante della destra, il desiderio di festa, di liberazione e di legalizzazione contro gli imprenditori e della repressione.
L’appuntamento di Ancona rappresenta quindi una doppia scommessa e opportunità. Da un lato sporcare se non addirittura rompere l’incanto della vetrina del governo regionale a guida Fratelli d’Italia su un tema di grande importanza per tutto il paese come la salute pubblica. Dall’altro fare esercizio di mobilitazione, di relazione, di lotta per mantenere vivi i canali di comunicazione, le capacità, la creatività di vivere la città e i territori come spazi da cui trarre forza e ispirazione per percorsi di cambiamento radicale.
Vittorio Sergi
Assemblea generale Cgil Ancona,
Area ‘Le Radici del Sindacato’
Pubblicato il 9 Ottobre 2024