Il copione del governo? Negare e reprimere i più deboli
Intervista ad Eliana Como: dalla “questione sociale” ai femminicidi, quante responsabilità di politica e media
L’agenda politica è fitta di criticità e nefandezze, nonché della palese incapacità del governo ad affrontarle. La Cgil sta attuando un programma di scioperi generali per porre l’accento sulla “questione sociale”; nello stesso tempo, il dramma-femminicidi inquina ulteriormente l’aria già irrespirabile, se consideriamo l’approccio sostanzialmente assolutorio (verso l’universo maschile) adottato dalle destre e dai suoi cantori.
Ad Eliana Como, Portavoce dell’Area di minoranza CGIL “Le Radici del Sindacato”, viene quindi naturale tenere assieme i tasselli di un puzzle difficile da comporre, nel corso dell’intervista che segue, per rilanciare le priorità dell’agire sindacale nel complesso quadro politico di riferimento.
“Il copione messo in atto dal governo è sempre il solito – attacca Eliana Como – dal decreto ‘rave’ in avanti: quando non riesce a risolvere un problema, si inventa un nuovo reato o una nuova pena. Non trova le risorse sulla legge di bilancio, così cascano una ad una tutte le promesse elettorali, a partire dalle pensioni… ed ecco che se la prendono con chi fa l’elemosina sulla metropolitana…”.
Partiamo dalla “questione sociale”, che mostra uno dei punti di maggiore criticità sull’esistenza dei nostri anziani o su chi lo diventerà nei prossimi anni.
Semplicemente, non ci sono le risorse per portare le pensioni minime a 1.000 euro, così come avevano promesso. Anzi, il governo taglia gli adeguamenti all’inflazione per le pensioni fino a quattro volte la minima e, non avendo trovato le risorse per la non autosufficienza, che fa? Inasprisce le pene per chi truffa gli anziani. Cioè da palazzo Chigi ignorano i problemi veri del Paese, ma nello stesso tempo lasciano intendere che una nuova sanzione non si nega a nessuno; tranne agli evasori, ovviamente, visto che siamo ormai arrivati al decimo condono.
La propaganda colpisce duramente anche gli immigrati e il microcosmo carcerario, anche se sui media si analizzano ben poco certi risvolti del Ddl ‘Sicurezza’…
La stretta autoritaria riguarda moltissimo anche loro: per me la più grave misura è quella dell’aumento delle pene nei casi di rivolta in carcere e nei CPR, i centri di permanenza per i migranti. Nei quali, lo ricordo, i migranti sono detenuti anche fino a 18 mesi senza aver commesso alcun reato! La misura più vigliacca di tutte, però, è quella che permette di sospendere la pena per le donne in gravidanza. Tradotto: la premier finge di commuoversi per la bimba della pubblicità di Esselunga, mentre firma un decreto che permette di far nascere i bambini in carcere.
Hai introdotto la “questione femminile” partendo da certe aberrazioni presenti nel Decreto: a proposito dei media, e introducendo così il tema dei femminicidi, pare che la premier abbia trovato il tempo di polemizzare con una giornalista.
Non è soltanto bizzarro che Meloni abbia ritenuto opportuno attaccare frontalmente una conduttrice che le ha rivolto una critica: non si è nemmeno resa conto dell’inopportunità di farlo, considerato il suo ruolo istituzionale, che evidentemente vuole calpestare lei stessa. Fino a prova contraria, l’informazione è libera e tale diritto è stato infatti rivendicato strenuamente dal governo, soltanto poche settimane fa, per un generale dell’esercito che ha scritto un libro denso di argomentazioni omofobe e sessiste.
Inoltre, appare curiosa la reprimenda della premier – che ha appunto accusato Lilli Gruber di strumentalizzare l’omicidio di Giulia Cecchettin – considerando che in campagna elettorale non si fece scrupoli a ripostare il video dello stupro di una donna, gettandola in pasto ai social nel modo più vergognoso e vigliacco. E che dire dell’astensione del suo partito sulla ratifica della convenzione di Istambul ai Paesi che si rifiutano di applicarla, soltanto perché i refrattari sono la Polonia e l’Ungheria, suoi alleati nella crociata ‘Dio, patria e Famiglia”? Tutto ciò sembra il frutto di una barzelletta, se non fosse che stiamo parlando di questioni tanto serie e gravi.
I maschi che difendono quei presunti “valori”, in Italia e altrove, sugli scranni parlamentari come sui giornali, guarda caso sostengono che il patriarcato non esiste…
Esatto, è come se un bianco spiegasse a un nero che il razzismo non esiste: è insopportabile. Dopo il negazionismo sulla crisi climatica, siamo al negazionismo della violenza sulle donne. Forse 106 femminicidi in un anno sono pochi per loro: il patriarcato non esiste e il nostro paese non è per niente maschilista. Ci discriminiamo da sole.
Ha destato scalpore a tale riguardo la commossa e determinatissima resa di posizione di Elena, sorella di Giulia.
Nella violenza sulle donne e in generale nella violenza di genere c’è ovviamente una responsabilità individuale, che va individuata e sanzionata adeguatamente. Servono pene più severe? Non lo so, a me basterebbe che nelle aule di tribunale le donne vittima di violenza non diventassero sistematicamente imputate: come eri vestita, quanto avevi bevuto, perché non l’hai denunciato, con quanti uomini andavi. Dopodiché – ed è quello che ha detto la sorella di Giulia, che tutte dovremmo ringraziare per la forza e il coraggio – esiste un problema più ampio, a monte, che riguarda il sistema sociale e culturale, costituito da discriminazioni, stereotipi, cultura del possesso e dello stupro. Questo non significa sminuire la responsabilità individuale, ma riconoscere che il femminicidio è la punta di un iceberg; e se vogliamo essere efficaci non basta gridare al ‘mostro’, aumentare le pene, o bonificare le periferie degradate, come diceva Meloni a Caivano, visto che i femminicidi prendono forma anche in ambito universitario. Bisogna agire anche sulle cause più profonde, a partire dalle scuole, dal mondo dell’informazione, dal mondo del lavoro. E tutte le volte che si dice che ‘lui’ “è un mostro” semplicemente si nega il problema più generale. Ci si lava la coscienza, e tutto va avanti come prima. Perciò ha proprio ragione Elena: non servono i minuti di silenzio ed è stato questo il messaggio della piazza di Roma di sabato 25 novembre. Che è stata oceanica, così come partecipatissime sono state le altre manifestazioni in giro per l’Italia. Milioni di persone, non soltanto donne, si sono mobilitate in questi giorni contro la violenza di genere.
Maurizio Landini ha ipotizzato di arrivare allo sciopero per accendere ulteriormente i riflettori sul dramma-femminicidi. Che ne pensi?
Il Segretario generale della Cgil, nel corso di una trasmissione televisiva, ha detto che sta “pensando” che ci si potrebbe mobilitare contro la violenza sulle donne, fino allo sciopero. “Immaginate – ha spiegato – se le donne si fermassero un giorno intero”. A Maurizio vorrei replicare che è dal 2017 che l’8 marzo il movimento transfemminista di Non Una di Meno dichiara lo sciopero internazionale contro la violenza di genere; e la Cgil, come Organizzazione, ha sempre rifiutato di sostenerlo. Se ha cambiato idea, ne siamo felici. Anche perché tante donne della Cgil in questi anni lo sciopero l’8 marzo lo hanno fatto e costruito ugualmente. Resto quindi perplessa se uno sciopero su questo tema viene presentato come una novità…
“Non Una di Meno” ha posto il problema della mobilitazione proprio perché le donne sono considerate come oggetto da dominare abitualmente, nella vita quotidiana di tanti maschi.
Bisogna capire che è un’intera cultura che, non da oggi, considera le donne in quel modo. Gli uomini hanno una responsabilità collettiva, come genere. Chiamarsene fuori significa, anche quando si è in buona fede, deresponsabilizzarsi. E’ ovvio che non tutti gli uomini uccidono e stuprano. Ma tutte le donne nella loro vita, anche quando non sono state picchiate a sangue o stuprate, hanno subito una molestia, sono state palpeggiate, seguite e infastidite per la strada. Oppure sono state sminuite e discriminante in quanto donne. “Not all men” suona ogni volta come una resa degli uomini che si sfilano con prontezza da qualsiasi riflessione politica. Se è vero che tu non lo faresti mai, che non lo hai fatto mai, come spieghi a te stesso quello che accade? Non ti spaventa non sapere per quale motivo così tanti uomini come te minacciano ogni giorno il corpo, la vita, la libertà delle tue amiche, delle tue compagne, delle tue colleghe, delle tue parenti? I maschi non hanno colpa per nascita, ma hanno certamente due scelte possibili: custodire il patriarcato e con esso i propri privilegi; oppure intervenire per eliminarlo, rinunciando ad essi.
Infine, il ministro dell’Istruzione Valditara propone di istituire un consulente per le scuole, per affrontare tale emergenza. Qual è la tua opinione a riguardo?
Che si tratta di una proposta addirittura incommentabile. Progetti di formazione ed educazione alla sessualità, all’affettività e al rispetto delle identità di genere sono importanti nelle scuole, vanno previsti e bisogna prevedere risorse e investimenti. Certo è che se deve impostarli una figura così lontana dalle analisi e dalle priorità che provavo a mettere in fila… meglio lasciar perdere. Potrebbe mai affrontare questa emergenza chi è impregnato di cultura negazionista in materia di patriarcato? Ma suvvia. Tanto vale concentrarsi sulla valorizzazione di ciò che già fanno gli/le insegnanti ogni giorno, faticosamente e senza un reale supporto da parte delle istituzioni; insegnanti che necessitano di risorse per una scuola pubblica e laica.
Paolo Repetto
Pubblicato il 28 Novembre 2023