“Il rischio della desertificazione è reale”

Intervista con il delegato Fiom dello stabilimento Stellantis di Melfi Giovanni Barozzino

Lo stabilimento Fiat Stellantis di Melfi ha prodotto dal 2015 al 2018 la ‘Grande Punto’; poi la Jeep ‘Renegade’ e la ‘500 X’. Fino al 2021, anno in cui FCA, dopo la fusione, divenne Stellantis, lo stabilimento occupava 7.300 lavoratori; attualmente sono 5.400. Il turno notturno non si fa più, e gli addetti sono in cassa integrazione. Nel 2023 lo stabilimento realizzò circa il 50% della sua produzione massima. A tutt’oggi è in consistente, ulteriore ribasso. Giovanni Barozzino è delegato Fiom nello stabilimento Stellantis di Melfi (PZ) e aderisce all’area ‘Le Radici del Sindacato’. Operaio addetto al montaggio, vanta anche un’esperienza come senatore nella XVII legislatura nelle file di Sinistra e Libertà. Unita a quella dei suoi sessant’anni di età e tanti di fabbrica, come tanti altri lavoratori presenti nel gruppo, quell’esperienza rappresenta un punto di vista particolarmente prezioso.

Quali sono gli aspetti che suscitano maggiore preoccupazione tra lavoratrici e lavoratori?

Semplicemente, non si vede la luce in fondo al tunnel. E’ preoccupante che gli incentivi li abbiano accettati anche tanti giovani, che rappresentano il futuro dello stabilimento. Sono rimasti i cinquantenni, che, come a Mirafiori, sono la maggioranza. L’età media nazionale del dipendente Fiat è intorno a 57 anni. La Fiom non ha firmato gli accordi di incentivazione all’esodo. Di per sé, non siamo contrari a facilitare l’uscita di anziani che hanno alle spalle 30 o 40 anni di fabbrica, purché le uscite siano bilanciate da nuove assunzioni. Ci vuole dunque un piano industriale o un cosiddetto accordo di espansione. Ma non si è visto nulla di tutto ciò, e del resto i rapporti sindacali sono praticamente inesistenti. Chi ci sta, firma solo incentivi all’esodo.

Quali sono i rischi a livello occupazionale e industriale se non si interviene subito?

Basti pensare che in Basilicata il pil di Melfi Stellantis con l’indotto rappresenta circa il 10% dell’intera regione. Non sono a rischio soltanto un gran numero di posti di lavoro, ma il futuro di un’intera regione. Il rischio di desertificazione sociale, ancora prima di quello industriale, è dietro l’angolo. I giovani se ne vanno quasi tutti. E non di rado i genitori e le famiglie di provenienza li raggiungono. Ricevo telefonate angoscianti…

Che cosa dovrebbe fare subito il gruppo?

Come le giovani generazioni sono essenziali alla continuità produttiva, altrettanto lo sono gli investimenti in ricerca e innovazione. Occorre lavorare per tempo e fare ricerca, in Italia, per produrre nuovi modelli. E chiariamo un punto: c’è chi dice che la crisi è dovuta alla transizione ‘green’, che le auto elettriche e ibride non sono accessibili a tutti, ma noi producendo auto termiche di qualità siamo in crisi profonda. Dunque, il problema non è solo o tanto questo.

Che cosa dovrebbe fare il governo?

Per prima cosa, dovrebbe convocare l’azienda, congiuntamente alle organizzazioni sindacali, e chiedere conto della situazione in cui versa una parte così importante per l’industria manifatturiera italiana. E sottolineo “congiuntamente alle organizzazioni sindacali”. Se non solo i sindacati, ma i lavoratori tutti, non sono coinvolti, non si può combinare nulla di serio e non può esistere alcun piano di rilancio credibile. Storicamente la Fiat ha avuto tanto dallo Stato. L’auto e la componentistica sono industria strategica a livello nazionale, come l’energia o le comunicazioni: aver perso Magneti Marelli significa avere perso un primato tecnologico primario. Da quando è entrato il nuovo gruppo Stellantis, nel gennaio 2021, abbiamo lasciato per strada ben 12.000 posti di lavoro. Ciò significa che il gruppo è sotto la soglia occupazionale della produttività e redditività minima, e che così non può continuare. L’industria con 4.0 e 5.0 usufruisce di incentivi pubblici, e ciò può servire, ma senza un sistema di relazioni industriali avanzate negli stabilimenti chi può controllarne l’effettiva efficacia?

Davide Vasconi

Pubblicato il 9 Ottobre 2024