La goffaggine al governo? Una delle facce di un sistema inadeguato
Eliana Como: “Il nostro patrimonio artistico e culturale, unico al mondo, meriterebbe di più, servirebbe una vera contro-proposta culturale per mettere in discussione alla radice le politiche del settore”
Ricorderemo il ministro della Cultura Sangiuliano per le sue colossali figuracce: i libri non letti allo Strega, Times Square a Londra, Galilei che ispira Colombo. E ovviamente per la patetica vicenda che lo ha portato alle dimissioni, non prima di umiliarsi (da solo), piagnucolando in diretta TV per chiedere scusa a moglie e premier.
Ma in fondo la sua goffaggine era solo una delle tante inadeguatezze del sistema. Il suo successore Giuli non sarà meglio. Tantomeno ha fatto la differenza, diciamocelo, il suo predecessore, Franceschini, principe indiscusso di una concezione privatistica di arte e cultura.
La verità è che il nostro patrimonio artistico e culturale – unico al mondo – meriterebbe di più, servirebbe una vera contro-proposta culturale per mettere in discussione alla radice le politiche del settore degli ultimi 20 anni.
Questo paese meriterebbe una visione dell’arte e della cultura come strumento di crescita sociale, dove i beni culturali siano servizi pubblici essenziali, accessibili a tutti, liberi dalle logiche del mercato e a servizio della collettività non del profitto.
Meriteremmo politiche e investimenti pubblici per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio di bellezza, invece siamo ultimi in Europa. La politica si è da tempo dimenticata della danza (sono rimasti solo 4 corpi di ballo stabili) e si ricorda del teatro solo alla Scala. Non investe sul Cinema, se non per fare lobby. Punta tutto su Pompei, ma lascia in stato di semi-abbandono decine di siti archeologici minori. Si prende cura dei grandi musei autonomi, ricchi, costosissimi, sempre aperti e superaffollati, ma abbandona le migliaia di piccole realtà sparse sul territorio. Condanna le città d’arte all’over-tourisme, ma trascura gran parte del patrimonio artistico e paesaggistico diffuso nel Bel Paese. Dimentica – se mai lo ha saputo – di essere la patria di Cesare Brandi e della moderna teoria del restauro. Bibliotecari, addetti ai musei, guide turistiche, archeologi, restauratori, ballerini, coristi, attori, costumisti, tecnici dello spettacolo… se ne dovranno fare una ragione: pochi diritti, bassi salari, lavoro nero e gratuito, tanta precarietà.
Insomma, Sangiuliano e le sue gaffes sono solo una parte del problema, quella più ridicola, ma non quella più importante.
Un po’ come il telamone di Agrigento, ve lo ricordate? L’enorme statua portante del tempio di Zeus, che per secoli era rimasta lì, testimone del tempo e della storia, sdraiata a terra nella Valle dei Templi. Poi improvvisamente, per una idea assurda venuta chissà a chi, mesi fa la hanno eretta a forza su una orrenda colonna di acciaio, con pezzi di altri telamoni rimontati più o meno a caso, sospesa per aria come fosse impiccata. Un colossale e ridicolo scempio, che, proprio come Sangiuliano, avrebbe fatto ridere se non fosse uno sfregio al nostro patrimonio artistico e culturale.
Eliana Como
Pubblicato il 25 Settembre 2024