Lavoro sicuro, pace e diritti: l’agenda è fitta
Pubblichiamo la risoluzione conclusiva del Coordinamento nazionale dell’Area ‘Le Radici del Sindacato’, svoltosi a Milano il 26 gennaio
“Gli ultimi mesi sono stati drammaticamente segnati dall’approfondirsi della competizione internazionale, il conflitto in Ucraina, il massacro quotidiano di donne, bambini e civili a Gaza, con scellerati crimini di guerra e l’apertura di un processo per genocidio alla Corte Internazionale dell’Aia. In questo contesto, la CGIL ha assunto un ruolo di secondo piano e si è di fatto sottratta dal diventare protagonista di un diffuso movimento contro la guerra e soprattutto dalle mobilitazioni per fermare l’eccidio in Palestina, assumendo in alcune occasioni posizioni sostanzialmente di equidistanza (come abbiamo immediatamente contestato nell’ordine del giorno presentato all’AG del 18 ottobre e nella lettera sulla pace firmata dalle “donne della Cgil”).
Gli scioperi di fine anno, per il terzo anno consecutivo, sono stati decisi in ritardo e con poca convinzione. La scelta di “scomporli” per territori e categorie non ha aiutato nella loro riuscita e nella radicalità che sarebbe stata necessaria, soprattutto visto l’ennesimo attacco frontale della legge di bilancio sul tema delle pensioni.
La consultazione che li ha preceduti, al di là dell’importanza di aver ripreso una pratica assembleare diffusa e delle critiche che abbiamo già espresso sulla scelta di far votare l’intenzione di sciopero, si è svolta ad oltre un mese di distanza dalla mobilitazione, quando ancora non erano state definite le sue date e forme, spezzando ancora di più le dinamiche dell’iniziativa. Così, gli scioperi hanno finito per essere privi di prospettive di proseguimento e sviluppo e le stesse piazze hanno avuto una riuscita molto diversa tra territori e settori, non riuscendo davvero a attivare e coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici. Un dato confermato dalla stessa consultazione [1 mln di voti], molto al di sotto dell’insieme del lavoro e delle stesse potenzialità della CGIL.
In questo quadro, pur non facile, la Cgil dovrebbe proseguire, estendere e radicalizzare la mobilitazione. Di fronte a un governo reazionario che prosegue e persegue politiche contro lo stato sociale (in particolare sanità e scuola), contro il lavoro (legge di bilancio, legge delega su salario e contrattazione), a vantaggio della evasione fiscale (riforma del fisco, flat tax, concordato preventivo) e attiva trasformazioni costituzionali autoritarie (premierato e autonomia differenziata), nel quadro di un marcato rallentamento, crisi industriali e nuove ristrutturazioni, l’iniziativa sindacale dovrebbe rinnovare il proprio slancio nella difesa dei salari, dei diritti sociali e delle condizioni di lavoro.
La discussione dell’Assemblea Generale CGIL del 18/19 gennaio sembra invece indicare una diversa prospettiva, con la scelta di mettere al centro dell’iniziativa sindacale una nuova campagna referendaria, su un pacchetto di quesiti e Leggi di Iniziativa Popolare senza un cuore definito e soprattutto senza una connessione con movimenti e mobilitazioni di massa. Una scelta che rischia di delinearsi come sostitutiva allo sviluppo delle necessarie mobilitazioni categoriali e generali.
Nei prossimi mesi si aprirà inoltre una stagione importante di rinnovi contrattuali, che interessa oltre 10 milioni di lavoratori e lavoratrici (principalmente pubblici e metalmeccanici, oltre ai contratti scaduti da anni di terziario, commercio e turismo, ecc). Questa stagione si apre di fatto nel solco del Patto per la fabbrica, ma senza una idea comune di modello contrattuale e nel quadro di un sistema su cui pesa la pesante erosione dei salari reali, l’assenza di un salario minimo e la sempre maggiore disarticolazione tra categorie, con la Cisl che preme sulla proposta di partecipazione e il Governo che va all’attacco sul diritto di sciopero e sulla gestione autoritaria dell’ordine pubblico, con una riforma della giustizia forte con i deboli e debole con i forti (bavaglio alle intercettazioni e cancellazione del reato di ufficio, da un lato; stretta repressiva su blocchi stradali e contro i movimenti per la giustizia climatica, dall’altro).
In questo quadro complesso, il Coordinamento nazionale di Radici del Sindacato ritiene necessario:
– sostenere il proseguimento della mobilitazione avviata contro il Governo e le sue politiche reazionarie, con una nuova campagna di scioperi categoriali, territoriali e generali in occasione della definizione del DEF, che sarà soggetto al rinnovato Patto di stabilità europeo e quindi ad una nuova politica di austerità, che peserà significativamente sul salario globale di classe (impegnandosi a sostenere ogni occasione e iniziativa di lotta in questo senso);
– continuare l’impegno in prima linea per la difesa dello stato sociale pubblico e contro l’autonomia differenziata, come abbiamo fatto nei presidi dello scorso 16 gennaio, come faremo nell’iniziativa promossa il prossimo 24 febbraio a Milano e il prossimo 16 marzo a Napoli (Tavolo no AD), di fronte alle incertezze e alle titubanze che ancora attraversano la CGIL, alle tentazioni di ripiegare sulla difesa della sola scuola che emergono in FLC;
– proseguire l’impegno nel movimento contro la guerra, a partire dalla partecipazione alle prossime manifestazioni per l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina (sabato 24 febbraio) e contro il massacro a Gaza e nei Territori, per l’immediato cessate il fuoco e il pieno riconoscimento dell’autodeterminazione palestinese;
– costruire nei rinnovi contrattuali un’impostazione volta alla salvaguardia del salario reale, dei diritti e delle condizioni di lavoro articolata e coordinata nelle diverse categorie, accompagnando la definizione delle piattaforme con iniziative sul salario minimo, salario sociale e redistribuzione degli orari;
proseguire l’impegno di sempre nel movimento femminista e LGBT+ contro il patriarcato, intrecciando l’azione sindacale con il sostegno e la costruzione reale dello sciopero dell’8 marzo;
– costruire una rete nazionale di RLS e delegati direttamente impegnati sul tema della sicurezza e dei morti sul lavoro, a partire da una prima assemblea nazionale a Padova il 23 febbraio.
In questo quadro, il Coordinamento nazionale invita tutte le categorie interessate dal contratto a tenere propri seminari e approfondimenti nel corso dei prossimi mesi, sollecita i territori e le regioni a organizzare iniziative assembleari e pubbliche, programma un seminario nazionale a Cinisi (7, 8 e 9 maggio, con partecipazione allo storico corteo per l’anniversario della morte di Peppino Impastato) e una successiva tre giorni di assemblee e incontri a Livorno (27/29 giugno, con partecipazione al corteo annuale per la strage di Viareggio)”.
Pubblicato il 23 Febbraio 2024