Natale 2022: bombardieri, caccia, carri armati e missili

Il B-21 Raider è fabbricato dal Northrop Grumman è il nuovo bombardiere dell’aeronautica degli Stati Uniti, dopo 30 anni dal B-2 spirit creato nel 1988. E’ l’aereo da combattimento più sofisticato oggi esistente e l’aviazione militare USA ne avrà a disposizione sei nei prossimi mesi. L’aereo ha la capacità di trasportare sia armi convenzionali che nucleari e il costo è preventivato sui 700 milioni di dollari per ogni velivolo. Lloyd Austin, segretario alla Difesa USA, presentando la novità ha parlato di significativi miglioramenti rispetto agli attuali bombardieri: “Anche i sistemi di difesa aerea più sofisticati faticheranno a rilevare il B-21 nei cieli: 50 anni di progressi nella tecnologia a bassa osservabilità sono confluiti in questo aereo”. L’aereo possiede una architettura di sistema aperta per incorporare nuove armi che non sono ancora state inventate”. Il primo volo di un B-21 è in programma tra qualche mese e si prevede l’acquisto di almeno 100 Rider.
E’ stato raggiunto un accordo – definito storico – tra Italia, Giappone e Regno Unito per realizzare un aereo da caccia di nuova generazione, più potente dell’F 35, entro il 2035. Il primo grande programma militare giapponese con partner non statunitensi. L’italiana Leonardo partner strategico, ma coinvolte anche Avio Aero, Elettronica e Mbda Italia. Il programma per il nuovo caccia partirà nel 2024 e la produzione nel 2035. Sul progetto l’Italia ha destinato 3,8 miliardi di euro fino al 2035.
Il Giappone sta varando un programma di acquisti militari per i prossimi cinque anni: un esborso di 43mila miliardi di yen (295 miliardi di euro). Quasi 3,5 miliardi sono destinati ai sistemi missilistici, tra cui i missili americani Tomahawk, come risposta alle minacce cinesi, russe e nordcoreane. La guerra in Ucraina, i missili di Pyongyang e le esercitazioni cinesi di quest’estate nell’area di Taiwan hanno spinto la scelta giapponese. Sarà più lunga la gittata dei missili, in modo che possano colpire obiettivi lontani come la Cina continentale ed essere lanciati da terra, dall’aria o dal mare: permetteranno a Tokio di colpire navi e obiettivi a 1.000 km di distanza.
Queste che avete letto sono tre notizie inerenti la corsa agli investimenti in armi: notizie fresche, di qualche giorno fa.

La spesa militare mondiale raddoppiata dal 2000
La denuncia del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) dice che nel 2021 le varie potenze mondiali hanno speso per armamenti ed eserciti la cifra record di 2.113 miliardi di dollari, il 2,2% della ricchezza globale. Nello stesso anno, gli investimenti per l’aiuto allo sviluppo hanno toccato la cifra di circa 180 miliardi di dollari. Il Sipri aveva rilevato che, a dispetto della crisi economica pandemica, le spese militari mondiali nel 2020 erano cresciute fino a raggiungere la cifra mostruosa di 1.981 miliardi di dollari. Un aumento reale del 2,6% in un anno, soldi ricavati riducendo le risorse per le spese sociali e sanitarie.
Nonostante la pandemia da Covid-19 abbia causato una recessione dell’economia globale, il mercato delle armi ha registrato un dato in controtendenza, con un aumento dei ricavi rispetto a prima: in totale 531 miliardi di dollari, con un incremento del’1,3% rispetto alle vendite dell’anno precedente. Sono cifre desunte dall’ultimo rapporto sulle vendite dei primi 100 produttori mondiali di armi. Ora anche i dati del 2022 confermano questa direzione.
Mediamente gli Stati hanno investito quasi il 6% dei propri bilanci per le attività e strutture militari, con aumenti registrati in Asia, Oceania, Europa ed Africa e diminuzioni sia in Medio Oriente che nelle Americhe. In cima alla classifica troviamo gli USA con 800 miliardi di dollari (38% mondiale) seguiti dalla Cina con 300 miliardi (14% sul globale). Quindi seguono India (76,6 miliardi), Regno Unito (68,4 miliardi) e Russia (65,9 miliardi). A seguire Francia, Germania, Arabia Saudita, Corea del Sud e Giappone: i primi dieci Paesi da soli sono responsabili dei tre quarti della spesa militare mondiale.
L’Italia si colloca all’undicesimo posto con 32 miliardi di dollari, ma sappiamo già dalle stime di previsione fatte dall’ Osservatorio Mil€x (osservatorio per le spese militari) che il 2022 farà registrare una ulteriore crescita. Nel 2021 la Nato ha investito in armamenti e eserciti diciassette volte e mezzo la Russia, mentre i 27 paesi dell’Unione europea spendono tre volte e mezzo il regime di Putin.

Periodo d’oro per chi vende armi
Le tensioni internazionali, dall’Ucraina a Taiwan, dallo Yemen alla regione curda, dai Balcani alla Siria, alla Libia, al Nagorno Karabach, all’Etiopia, sono teatri privilegiati per la vendita di armi.
Solo in Ucraina ammontano a parecchie decine di miliardi di dollari gli armamenti forniti dai Paesi NATO che hanno svuotato i loro arsenali, tanto che, secondo fonti dell’Alleanza citate a fine novembre dal New York Times, 20 dei 30 membri della NATO avrebbero esaurito le scorte. Che dovranno essere ricostruite, ammodernando gli arsenali e garantendo almeno il 2% dei bilanci alle spese militari. Lo stesso vale per Mosca, che non ha riserve infinite (specie delle sue armi più sofisticate) e ricorre ai droni iraniani o riserve di Paesi suoi alleati.

Aumenta ancora la spesa militare italiana
I dati dell’Osservatorio Mil€x dicono che la spesa militare italiana quest’anno sfiora i 26 miliardi di euro. I nuovi armamenti segnano il record storico di 8,3 miliardi di euro. Per l’anno prossimo continua la tendenza di decisa crescita, secondo le stime preliminari di MilEx fatte elaborando i dati dei bilanci previsionali del Ministero della Difesa e degli altri dicasteri che contribuiscono alla spesa militare italiana (ex Mise e Mef) allegate alla Legge di Bilancio 2023 inviata dal Governo al Parlamento. Il nuovo incremento complessivo è di oltre 800 milioni di euro.
L’Osservatorio Diritti (www.osservatoriodiritti.it) è una testata online indipendente specializzata in inchieste, analisi e approfondimenti sul tema dei diritti umani in Italia e nel mondo. È curata da giornalisti professionisti e può contare sulla collaborazione di avvocati, centri universitari e specialisti in varie discipline. In una sua recente analisi della situazione italiana scrive tra l’altro: “I veri scopi delle missioni militari sono la difesa di interessi nazionali; come ha rivelato una ricerca di Greenpace, due terzi delle spese delle operazioni militari all’estero dei paesi europei riguardano la difesa di fonti fossili: l’Italia negli ultimi quattro anni ha speso 2,4 miliardi di euro nelle missioni militari collegate a piattaforme estrattive, oleodotti e gasdotti che riguardano l’Eni.
Del resto, il ministero della Difesa non nasconde più, come faceva in passato, il desiderio di «disporre di uno Strumento militare in grado di esprimere le capacità militari evolute di cui il Paese necessita per tutelare i propri interessi nazionali»: lo riporta la “Direttiva per la politica industriale della Difesa” emanata dal ministero della Difesa, lo scorso 29 luglio.

L’appello di 50 premi Nobel
I premi Nobel propongono il disarmo: cinquanta premi Nobel e scienziati, tra cui Carlo Rubbia e Giorgio Parisi, hanno lanciato un appello che chiede ai governi di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite per una riduzione concordata della spesa militare del 2% ogni anno per cinque anni: “La spesa militare, a livello globale, è raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari all’anno”, scrivono i Nobel. “Il meccanismo della controreazione alimenta una corsa agli armamenti in crescita esponenziale che equivale a un colossale dispendio di risorse che potrebbero essere utilizzate a scopi migliori”.
Qualche settimana fa, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari, Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo hanno ricordato la necessità della adozione del TPNW, il Trattato internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
“Basta davvero poco a far scoccare una scintilla che porterebbe alla catastrofe definitiva e irrimediabile perché esistono ancora oltre 12.500 testate nucleari in giro per il mondo. L’obiettivo di Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo, partner italiani di ICAN – International Campaign to abolish nuclear weapons – premio Nobel per la Pace nel 2017, è che le armi nucleari vengano totalmente eliminate, superando la teoria della deterrenza che tiene sotto scacco le scelte delle grandi potenze.
Anche le cosiddette armi nucleari “tattiche” hanno in genere rese esplosive comprese tra i 10 e i 100 chilotoni. In confronto, la bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945, uccidendo 140.000 persone, aveva una potenza di “soli” 15 chilotoni. Nel giugno 2022, gli
Stati firmatari del trattato sulla proibizione delle armi nucleari hanno condannato “in modo inequivocabile qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”.

Antonio Morandi

(Fonti: Rete Pace e Disarmo, retepacedisarmo.org, Osservatorio dei Diritti, osservatoriodiritti.org, Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), sipri.org,
Osservatorio Mil€x, milex.org
)

Pubblicato il 21 Dicembre 2022