Piombino: chi ha mandato le acciaierie in malora
Privi di lungimiranza, i governi precedenti hanno abbandonato colpevolmente le acciaierie di Piombino ai vari Lucchini, Severstal, Rebrab, Jindal. Il governo Meloni (Fratelli d’Italia) preannuncia un piano nazionale della siderurgia, mentre avvia nuove privatizzazioni: un quadro da brivido pure per i lavoratori e i cittadini di Piombino, mentre magari si prepara un nuovo gioco delle parti elettorale con il Sindaco Ferrari (Fratelli d’Italia), analogo a quello sul rigassificatore, imposto dal governo e contestato dal Sindaco…
Il 4 ottobre 2023, la minoranza congressuale Cgil Le Radici del Sindacato organizzò un incontro pubblico a Piombino sul tema: “No al ricatto lavoro ambiente: a Piombino, fabbrica e città unite contro le aziende che sfruttano i lavoratori e inquinano il territorio: vedi Jsw alle acciaierie, Snam con il rigassificatore”.
Un tema tuttora attuale, giacché dal 2018 la proprietà delle acciaierie Jsw (gruppo Jindal, insieme a Piombino Logistics e Gsi) continua a non rispettare gli impegni e lo stabilimento va in malora. Dal 2014, altoforno morto, non si cola più acciaio; attivo un solo treno di laminazione, vecchio e malridotto, il treno rotaie Tpp che tratta semilavorati provenienti dagli altri stabilimenti Jindal nel mondo. Dei quasi 1600 dipendenti Jindal, 1300 sono in cig, molti da 10 anni. Vanno a Piombino 29,5 milioni di euro su 70 stanziati a livello nazionale per la Cig in deroga, anno 2024: una situazione che non promette nulla di buono.
Intanto, si è affacciato il progetto Metinvest-Danieli, e sono stati esposti per grandi linee progetti tanto importanti quanto aleatori, specie in fase elettorale. La joint venture Metinvest-Danieli presenta un progetto futuribile da 2,7 milioni tons/anno acciaio per 2,2 miliardi euro di investimento, prodotti piani, da affiancare a Jsw, 700 dipendenti diretti e 700 nell’indotto. Esclude la produzione inquinante di preridotto a Piombino e parla di un’acciaieria altamente digitalizzata con forno elettrico e parchi minerali chiusi, lontano dall’abitato (come chiede giustamente la Cgil di Livorno), alle spalle delle pale eoliche esistenti, abbattendo i treni di laminazione inattivi Tmp e Tve.
Occorre studiarne la credibilità sul piano impiantistico, occupazionale e ambientale. Si tratta di acquisirne il piano industriale dettagliato, affinché i lavoratori e la cittadinanza lo esaminino mediante un percorso di democrazia partecipata, unitamente al relativo Accordo di programma, prima di qualsiasi firma; la democrazia, in fabbrica e in città, sia il terreno per ricostruire una relazione positiva tra cittadinanza e lavoratori, tra lavoro e ambiente, relazione da tempo logorata dalle sconfitte, come quella recente sul rigassificatore. Sia dunque questo il terreno per rilanciare la mobilitazione, recuperando il diffuso – forse comprensibile per via dell’inquinamento patito, ma certo irrazionale – sentimento antindustriale, il quale non di rado degenera in sentimento antioperaio: che succederebbe ai commercianti piombinesi, se tracollasse il reddito di operai e cassintegrati?
Al momento, dunque, da Metivest-Danieli grandi promesse, come se ne sono sentite tante a Piombino da parte delle precedenti multinazionali; e, alcuni giorni fa, l’ipotesi non tanto vagamente ricattatoria da parte di Metinvest-Danieli di mollare Piombino per andarsene a Taranto, mentre Jsw fa i capricci sulla firma del ‘Memorandum of understanding’. Senza vincoli e penali da parte dello Stato, il rischio di nuove, vuote narrazioni felici resta elevatissimo. E’ fondamentale dunque l’autonomia di giudizio e di mobilitazione di lavoratori, sindacati e cittadinanza, senza deleghe in bianco ad alcuno; cosa tutt’altro che scontata, a giudicare da recenti prese di posizione di Fim Fiom Uilm, le quali sembrano ora appoggiare acriticamente il progetto Metinvest-Danieli, smentendo la precedente delega in favore di Jindal.
Lo Stato deve imporre alle aziende il rispetto rigoroso dell’art. 41 della Costituzione, il quale prescrive che l’iniziativa privata produca pure utilità sociale. Lo Stato già investe milioni di euro in cassa integrazione; ci mette i terreni demaniali… dunque, nel quadro del preannunciato piano nazionale della siderurgia, lo Stato si riprenda le acciaierie, sgombrando il campo dai privati, a partire da Jsw, e da tale posizione di forza si confronti con Metinvest-Danieli. Al sito di interesse nazionale e Area di crisi complessa piombinese è dovuto un piano di rinascita, incentrato su bonifiche e acciaio pulito di qualità; diritto al lavoro e diritti nel lavoro; salute di tutti; diversificazione economica, mediante economia del mare, agricoltura, turismo, nel rispetto di un ambiente naturale di grande pregio. Per tutto questo vale la pena di lottare, insieme agli altri siti siderurgici: vedi Taranto. E si può vincere.
“Le Radici del Sindacato” intende portare il proprio contributo alla indispensabile discussione sul futuro della fabbrica e della città organizzando un incontro pubblico, che si terrà il 15 marzo 2024 alle 17:00, nella sala del quartiere in via dell’Arsenale, a Piombino.
‘Le Radici del Sindacato’, area congressuale alternativa in Cgil, provincia di Livorno
Pubblicato il 27 Febbraio 2024