PNRR, ma quali ritardi. No ai “progettini”
Il PNRR? Il problema è che il “Piano” è scadente, ed è improponibile anche il modo con cui se ne parla: si vuole fare credere che i nodi cruciali siano costituiti dai ritardi, dalle complicazioni burocratiche, dall’incapacità cronica a spendere le risorse… addirittura da un eccesso di controlli a beneficio della sicurezza e della legalità. Si arriva persino a sostenere che l’errore commesso sarebbe legato al fatto che “sono stati chiesti troppi soldi”… quindi disporremmo addirittura un eccesso di risorse… mentre si continua a dire in ogni circostanza che “la coperta è troppo corta” (tutto ed il contrario di tutto, senza vergogna).
Il problema vero, al contrario, è che non si ha una visione del Paese, dei suoi bisogni e delle sue opportunità, questo vale per il governo di destra, sovranista, identitario, corporativo, revanscista e propagandista; e vale per l’opposizione, che rincorre l’onda delle destre senza idee e con un pensiero debole, avendo sulle spalle la gobba di tutte le occasioni perse in passato nei periodi di governo.
Se la filosofia del PNRR è quella di mettere insieme, in un calderone, centinaia di progettini locali (dalle rotonde, agli stadi, alle tangenziali, ai ponti, ai marciapiedi… senza una visione d’insieme, “operette” che gli amministratori locali non riescono a realizzare perché impelagati in pratiche di esproprio polverizzate, a forte impatto sui cittadini ed a scarsa resa sulla qualità urbana), non si andrà da nessuna parte. Poi, con la cabina di regia accentrata alla Capatrena, sarà ancora peggio.
L’alternativa sarebbe potuta essere quella di individuare dei macro-obbiettivi ai quali agganciare una progettualità omogenea: ad esempio, gli interventi di ristrutturazione, ammodernamento, efficientamento energetico ed antisismico del patrimonio edilizio pubblico e privato (superbonus) avrebbero potuto e dovuto rappresentare un asse portante del PNRR. Invece il governo Meloni ha agito al contrario, con la motivazione del debito, benché la “filosofia” del PNRR fosse proprio mossa da un approccio neokeynesiano, per utilizzare risorse a debito finalizzate a investimenti produttivi per incentivare la ripresa (investimenti, dunque, incentivanti e resilienti).
Inoltre, anche la motivazione delle “truffe” è ridicola, visto che nei prossimi mesi, proprio per accelerare e recuperare i ritardi, si pensa di ridurre (se non addirittura abolire) il sistema dei controlli. Anche in questo caso, si fa il contrario di ciò che sarebbe necessario: se ci sono truffe, significa che il problema del nostro paese non risiede tanto nell’incapacità di spendere, quanto nell’incapacità di controllare la legalità, la congruità e la qualità della spesa. Quindi ci sarebbe bisogno di investimenti su un sistema di controllo più forte ed efficace contro la corruzione.
Un altro esempio di macro-obbiettivo con progettualità omogenea e standard avrebbe potuto essere quello di operare interventi di bonifica e riassetto idrogeologico del territorio, per rispondere ad un’altra grande emergenza, dandole quindi priorità in tutto il Paese, da nord a sud, zone interne e costiere.
Se si fosse investito su tali grandi obiettivi, puntando ad una loro realizzazione, sarebbe cambiata la fisionomia del paese, liberando le sue potenzialità di crescita e sviluppo qualitativo. Guardando la vicenda da questa prospettiva, le risorse del PNRR sarebbero state sufficienti o troppe? Probabilmente non sarebbero state sufficienti. In caso contrario, si potrebbero avanzare altri due esempi di macro-obiettivi con progettualità omogenea: dalla transizione energetica (verso fonti rinnovabili) a quella transizione tecnologica (con la costruzione di una rete digitale tale da coprire omogeneamente tutto il territorio nazionale). Siamo purtroppo molto lontani da tutto ciò. E la responsabilità è di chi, pro tempore, governa.
Pietro Soldini
Pubblicato il 15 Maggio 2023