Poca trasparenza e diritti negati: il calvario dei dipendenti ex-Alitalia
Vorrei raccontare una storia. Una brutta storia che riguarda tante lavoratrici e tanti lavoratori.
Provengo da un settore particolare, complesso, il trasporto aereo, spesso in crisi.
Nel 2021, dopo 4 anni di commissariamento, si decide di creare una nuova compagnia sulle ceneri di Alitalia: la solita storia della bad e good company, i debiti nella prima, tutto il resto nella seconda. La good company si chiama ITA, è stato deciso che deve essere in totale discontinuità con Alitalia ma acquista il ramo aviation per 1€.
Il 14 ottobre 2021 io scendevo da un aereo Alitalia, il 15 ottobre ci saliva il mio collega, stessa divisa, stessi aerei, stesso servizio di bordo, tutto identico. Ma non era più Alitalia, era ITA, sedicente ‘start-up’. E tutti penseranno: ci sarà stato il sindacato a proteggere i lavoratori. Purtroppo no. Le operazioni ITA iniziano in assenza di accordi sindacali, siglati successivamente, il 2 dicembre. Qualche manifestazione in piazza con poca convinzione, del resto l’impressione che aleggia nell’aria appare era chiara: quell’operazione non va disturbata.
Il 2 dicembre 2021 i Confederali siglano un CCNL con due livelli retributivi, di cui il tristemente famoso “mod. 2”, i cui livelli retributivi la Corte di appello di Milano definisce “prossimi alla soglia di povertà e assimilabile al reddito di cittadinanza”, e applicato ai lavoratori ITA, costretti a licenziarsi da Alitalia per essere assunti ex novo in ITA, perdendo tutti i diritti acquisiti.
Così il sindacato si trova a dover fronteggiare i lavoratori in disaccordo con il sistema, che decidono di intentare una causa per farsi riconoscere il diritto al 2112, in ossequio a quanto disposto dall’articolo del codice civile che norma il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda. Ed ecco che in un’azienda in cui tutti sanno chi è stato assunto e perché, chi ha fatto carriera e perché, chi e diventato Comandante e come, è chiaro che il problema sono le lavoratrici e i lavoratori… i quali, sorprendentemente, si aspettano che il sindacato, a partire dalla Filt, tuteli i loro diritti. E invece si sono sentiti drammaticamente soli.
Il diritto rivendicato da lavoratrici e lavoratori è talmente palese che il governo, preoccupato di un possibile accoglimento delle loro istanze, ha nientemeno che ritenuto di approvare una norma interpretativa per impedire ai giudici di dare ragione ai lavoratori.
La reazione dei sindacati a questa gravissima provocazione del governo è stata clamorosa: silenzio assoluto. Se guardiamo bene, in tre anni, la mancanza di attenzione nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici Alitalia in cigs si è sentita parecchio; non solo, si registrano anche atteggiamenti indifferenti, rispetto agli ostacoli incontrati via via da chi ha perso il lavoro. Abbiamo periodicamente subito ritardi di mesi nell’erogazione della cassa integrazione e continuiamo a subirli: famiglie intere in seria difficoltà. Inoltre, ci hanno decurtato gli importi del fondo integrativo (necessario per costruire un importo in linea con gli stipendi, spesso penalizzati da una paga base molto bassa) dall’80% della retribuzione globale al 60%, caso unico in tutto il trasporto aereo. Adesso il fondo è stato sospeso perché il decreto che autorizzava i pagamenti ha previsto fondi insufficienti a causa di “un errore di calcolo” dei tecnici del Ministero. Il fondo è gestito dai sindacati confederali. Non se ne sono accorti? Non se ne sono preoccupati?
Ora, io mi chiedo e vi chiedo: quando i lavoratori e le lavoratrici sono costretti a rivolgersi alla magistratura per vedersi riconosciuti i propri diritti, non significa forse che il sindacato ha fallito? Il Consiglio di Stato ha intimato a ITA, in quanto azienda di Stato, di comunicare i criteri utilizzati per le assunzioni. ITA ha risposto che non ci sono: basterebbe il tono della replica per chiederne conto. Invece non accade. Perché? Forse perché non si può dire ciò che tutti sappiamo, cioè che i criteri non sono stati stabiliti seguendo una logica trasparente e oggettiva?
Io chiedo: vogliamo ancora che il nostro sindacato, in particolare la Filt, rappresenti i lavoratori, e quindi sia vitale all’interno della società civile o ci sta bene questo sistema che sembra proprio lo stia portando ad un ruolo preminente di agenzia di servizi? È questo che vogliamo per il nostro futuro?
Rita Brizzaldi
Cassintegrata Alitalia, base Linate, Milano
Pubblicato il 26 Giugno 2024