Riforme urgenti e necessarie: il caso del “Beccaria” di Milano
Il recente scandalo emerso nell’Istituto Penale minorile ‘Beccaria’ di Milano ha scosso le coscienze di molti, mettendo in luce le gravi carenze del sistema carcerario italiano. Mentre il sistema stesso cerca di scaricare le responsabilità sugli individui, è chiaro che il problema va ben oltre, richiedendo un’analisi approfondita e riforme sostanziali.
È evidente che il carcere minorile non dovrebbe essere un luogo di violenza e abusi. Tuttavia, ciò che è emerso dalle recenti indagini mette in luce un fallimento sistematico nel garantire la sicurezza e il benessere dei giovani detenuti. Questo non è solo un problema locale, ma riflette una mancanza di attenzione e risorse nel sistema carcerario nel suo complesso.
L’indagine della Procura di Milano, partita dagli esposti di alcune famiglie e dalle denunce interne di due psicologhe, fa emergere un quadro estremamente complesso, fatto di abusi, che non vanno assolutamente giustificati, contornati da carenze istituzionali devastanti, segnalate ormai da oltre un decennio da vari attori, come ad esempio l’Associazione ‘Antigone’. L’istituto è stato per anni senza un direttore stabile, diretto ed organizzato dal solo comandante di turno. Proprio quest’ultimo si trova nelle file degli 8 membri della Polizia penitenziaria sospesi, mentre 13 sono gli agenti in custodia cautelare ai domiciliari.
E’ possibile attribuire tanta violenza a carenze organiche? La risposta è no, ma comprendiamo che il lavoro nell’ambiente carcerario può essere estremamente stressante e logorante. Pertanto, è necessario assumere più agenti ed educatori, garantire loro condizioni lavorative dignitose, compresi turni meno gravosi, supporto psicologico e formazione permanente per affrontare lo stress e prevenire il burn-out. Solo così si può garantire un ambiente di lavoro sano che favorisca il rispetto dei diritti umani e la sicurezza dei detenuti. Inoltre, è fondamentale implementare controlli rigorosi sugli agenti della polizia e sul personale carcerario. L’impunità per abusi e violenze non può e non deve essere tollerata in nessuna circostanza.
Per i minori, la reclusione non può essere la prima ed unica risposta, questo non era sicuramente nei principi contenuti nell’ultima riforma penale minorile, anche se ad oggi gli ingressi sono aumentati in modo esponenziale, anche per reati minori. È essenziale investire in programmi di riabilitazione e reinserimento, a gestione pubblica, e supporto psicologico, che mirino a reinserire i giovani nella società anziché relegarli in istituzioni carcerarie che spesso aggravano i loro problemi.
Esiste poi un’altra figura fondamentale all’interno degli istituti penali minorili, ovvero gli educatori, che in questa circostanza erano del tutto insufficienti, così come le attività proposte ai ragazzi, non adatte a fornire loro una valida alternativa una volta scontata la pena. A questo si associa l’abuso di psicofarmaci, infatti pare che venissero prescritti e somministrati cinque volte di più rispetto al carcere di Bollate e spesso richiesti dagli stessi ragazzi, forse per poter “sopravvivere” a questo sistema malato. Ci sarebbe da indagare anche su quanti detenuti hanno diagnosi per disturbi mentali, ma questo ci porterebbe ad aprire un’altra pagina di un libro che forse la società moderna non è ancora pronta a leggere.
Il ‘Beccaria’ è una struttura vecchia, triste, insalubre, priva di molti requisiti di sicurezza, oggetto di ristrutturazione da 16 anni. E’ uno dei tanti istituti in questo stato, emerso solo grazie al coraggio di qualcuno che è andato oltre ai tentativi di insabbiamento di ciò che accadeva sistematicamente da anni, che ha rovinato per sempre molte giovani vite. Questo ci dice però che c’è anche una parte sana nelle nostre istituzioni, tanti bravi agenti, educatori e sanitari che hanno lavorato per anni in condizioni difficili e forse anche col senso di colpa per non poter intervenire, perché quando è il potere a controllare la violenza, cosa può fare il singolo?
In sintesi, il caso del carcere minorile ‘Beccaria’ di Milano richiede una risposta sistemica e immediata. È tempo di affrontare le carenze nel sistema carcerario italiano, investendo in alternative alla detenzione, implementando controlli sul personale e migliorando le condizioni di lavoro degli agenti e di tutto il personale. Solo con un impegno concreto e un cambiamento strutturale possiamo sperare di evitare futuri scandali e garantire un trattamento umano e dignitoso per tutti i detenuti, indipendentemente dall’età.
Adriano Sgrò
Valentina Cortese
Pubblicato il 5 Maggio 2024