Rimini, un Congresso per ricostruire un progetto sindacale
La fase politica che nei prossimi mesi dovremo gestire, a partire dalle conclusioni a Rimini del nostro Congresso, non sarà di certo una passeggiata. Ciò in ragione della lunga coda della crisi finanziaria e per le vicende riguardanti i conflitti armati nel mondo, che trovano nella guerra in Ucraina un significativo peggioramento, visto il coinvolgimento delle grandi superpotenze.
Sul mondo della rappresentanza politica e sindacale incombe altresì il perdurare di una crisi inedita. Partecipazione alla vita democratica e dati associativi, entrambi in significativa flessione, ci impongono l’individuazione di scelte rapide e determinate.
Inoltre, la transizione imposta dalla rivoluzione tecnologica e la necessità conseguente di una forte riconversione dei processi pongono urgenze ineludibili, sia per ciò che concerne le dinamiche dei rinnovi contrattuali, sia per il nuovo modello necessario di stato sociale, e anche per ciò che concerne l’adeguamento della forza lavoro in questo nuovo salto di paradigma delle produzioni.
Ognuno deve fuoruscire dal proprio recinto in cui in questi ultimi anni si è trovato a discutere.
Anche il modello organizzativo risulta superato e la stessa modalità di partecipazione alla vita sindacale non può trovare consolazione da ciò che è accaduto in questi ultimi mesi.
Il risultato importante della partecipazione al voto non ha nulla a che vedere con la partecipazione ai dibattiti congressuali e con il nostro grado di penetrazione in termini di rappresentanza.
Quindi, a Rimini è giusto che si accolgano gli interventi e le riflessioni dei territori e, cosa più importante, dei luoghi di lavoro. Ai quali però devono fare seguito un forte esercizio di responsabilità e una prospettiva politica di grande avanzamento per il sindacato nei prossimi anni.
Dobbiamo proporre una modalità di intervento che punti a salvare e rilanciare le tutele salariali e dei diritti nei nuovi sistemi di produzione.
Dobbiamo inoltre dare una prospettiva alla nostra proposta, rilanciando il proselitismo ed immaginando di dare rappresentanza a quel vasto mondo del lavoro sottopagato e sfruttato.
Questo principio vale per la rappresentanza politica, la cui struttura a sinistra va ricomposta e ricostruita anche con il nostro impegno e intervento, e vale per il quadro sindacale, chiamato ad una sfida i cui presupposti devono essere di carattere collettivo e inclusivo.
Dovremmo quindi continuare con l’allargamento della nostra interlocuzione e chiarire che il campo di intervento della Cgil sta marcatamente dalla parte del lavoro e della sinistra lavorista e solidale. Anche per le Aree organizzate e per il futuro del secondo documento la sfida passa da qui.
Penso che servirà operare con determinazione, rilanciare la proposta che è stata presentata nei luoghi di lavoro col documento “Le radici del sindacato”, coniugando idee ed azioni rispetto allo stato attuale. Per ricostruire e, all’occorrenza, ribaltare il progetto politico della Cgil.
Occorre grande generosità e senso di responsabilità con il convincimento che esiste poco fuori di noi dal punto di vista della tenuta politica e di tutela per la classi del lavoro e subalterne.
Bisogna avere una visione lunga riguardo al futuro del nostro Sindacato e fare tesoro di quanto è accaduto in questo ultimo anno, anche per rilanciare una costante mobilitazione di carattere democratico ed antifascista.
La Cgil ha tutte le possibilità per un compito anche così gravoso. Tuttavia, non può rinunciare ad alcun contributo utile alla causa del lavoro e della democrazia.
Da parte di chi ha già esercitato con trasparenza e coraggio durante il Congresso una linea dialettica alternativa, deve esserci l’impegno di mettere a frutto il grande interesse determinatosi nelle migliaia di assemblee che si sono svolte all’insegna di un cambiamento, di carattere generale ed epocale.
Con questi intenti, e per la grande salvaguardia del pluralismo politico, possiamo affrontare i cambiamenti: ora più che mai necessari innanzitutto al mondo del lavoro e, di conseguenza, alla Cgil ed al proprio gruppo dirigente.
Adriano Sgrò
Coordinatore nazionale ‘Democrazia e Lavoro’ CGIL
Pubblicato il 8 Marzo 2023