Sempre più spese militari: 2.240 miliardi di dollari
I nuovi dati forniti dal SIPRI (l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) sulla spesa militare globale hanno fornito una fotografia importante a proposito delle dinamiche di militarizzazione che il mondo sta vivendo. Non solo come valore assoluto – cioè il record storico di 2.240 miliardi di dollari – ma anche nei trend e confronti che i dati dell’istituto svedese consentono di fare.
Le spese militari crescono da decenni e ormai superano del 35% il livello della Guerra Fredda e sono il doppio (in valori costanti, comparabili) rispetto alla quota ereditata con la fine del secolo scorso. Permane una leadership statunitense ancora ben salda (39% del totale) nonostante la continua crescita cinese con un budget che sfiora i 300 miliardi. La Nato totalizza 1.232 miliardi di dollari, che superano di gran lunga i circa 380 miliardi combinati di Russia e Cina. In generale permane poi la tendenza a trasferire una quota sempre più alta di spesa militare nei fatturati delle industrie belliche, le vere beneficiarie di queste scelte.
E come mai, in una situazione di martellamento retorico incessante legato alla guerra in Ucraina, le cifre diffuse in questi giorni suscitano così poco interesse e addirittura sono state ignorate dalle principali testate “mainstream” italiane? Perché con una vera analisi dei numeri, come quella appena tratteggiata – spiega Francesco Vignarca, Coordinatore delle campagne della ‘Rete Italiana Pace Disarmo’ – una buona parte della facciata retorica del militarismo si sgretolerebbe evidenziando la propria inefficacia: se la spesa negli eserciti potesse veramente darci sicurezza forse con le migliaia di miliardi spesi negli ultimi decenni l’avremmo già raggiunta”.
Eppure, il continente europeo ha registrato una crescita di spesa militare del 13% e il totale per i Paesi UE ammonta a 266 miliardi. Senza dimenticare i fondi messi a disposizione direttamente dalle Istituzioni Comunitarie, arrivati a 5,2 miliardi (di cui 3,2 per aiuto diretto militare all’Ucraina), mentre solo cinque anni fa erano praticamente a zero.
L’anno scorso la Campagna Globale contro le Spese militari (GCOMS) aveva sottolineato la mancanza di investimento verso percorsi di pace. Per il 2023 il focus ha riguardato la minaccia della crisi ambientale e la necessità di un disarmo climatico, a partire dalla constatazione “che il solo aumento annuale della spesa militare, ben 127 miliardi in più, ha di gran lunga superato i mai raccolti 100 miliardi annui indicati dalle COP come necessari per affrontare gli effetti negativi della crisi climatica”.
Pubblicato il 15 Maggio 2023