Viareggio, 15 anni dopo una strage annunciata

29 giugno 2009: un disastro ferroviario previsto per le violazioni di norme sulla sicurezza e le omissioni di norme atte a prevenire… Un incidente sul lavoro, trasformatosi in disastro che ha provocato una strage: 32 vittime e feriti gravissimi che mai diventeranno ex ustionati. Una cisterna multinazionale carica di Gpl con 8 società (italiane e straniere) coinvolte; una strage internazionale con 32 vittime di cui 10 di nazionalità straniera.

La foratura di una cisterna, delle 14 di un treno merci che viaggiava a 93 km/h in una stazione, senza alcuna misura di protezione, ha determinato la strage. Disastro di Stato per le gravi e pesanti responsabilità delle Società, degli amministratori delegati, dei presidenti, dei manager.

Nota storica. Durante la prima guerra mondiale i problemi dei ferrovieri si aggravarono, anche a causa dell’organico dimezzato per le partenze al fronte.

Nell’aprile 1916, a causa di turni massacranti e dei frequenti incidenti, vi fu un’interrogazione parlamentare che attribuiva all’esaurimento psico-fisico del personale la causa primaria dei continui disastri ferroviari. Sulla rivista “In Marcia!”, fondata nel 1908 da Augusto Castrucci, la gravità della situazione fu così descritta: disastri di Stato.

A distanza di un secolo, la realtà è non migliorata, anzi. Dopo Viareggio, altri incidenti gravissimi con decine di morti e feriti: Andria e Corato in Puglia, Pioltello (Mi), Livraga (Lo), Brandizzo (To), altri altrettanto gravi e tanti altri graziati dalla buona sorte. Su Viareggio, tra aspetti vanno sottolineati: il processo, la sicurezza, la mobilitazione.

Il processo. Dopo 230 udienze (dall’incidente probatorio alla Cassazione-bis) e 5 gradi di processo, la sentenza con 13 condannati, tra cui Moretti e gli Ad delle Società Fs e straniere. Una Corte d’Appello-ter dovrà definire le pene. Brandelli di giustizia che sanciscono precise responsabilità. La novità di questastrage: non è rimasta impunita a differenza di tantissime altre dove, vergognosamente, sono rimaste senza colpevoli o a pagare sono state le ultime ruote del carro.

La sicurezza. Proprio perché dal 29 giugno 2009 la situazione non è cambiata, da tempo, i ferrovieri sono in lotta soprattutto per la sicurezza. Negli ultimi due anni i macchinisti del trasporto merci del ‘Coordinamento Macchinisti Cargo’ (CMC), hanno organizzato 10 scioperi con ampie adesioni; il personale di macchina e bordo (macchinisti e capitreno) di Assemblea nazionale PdM/PdB, ha promosso già diversi scioperi, ultimo il 6-7 luglio di 24 ore; gli operai della manutenzione, di Assemblea Nazionale Lavoratori Manutenzione (ANLM), hanno proclamato 4 scioperi registrando alte adesioni. Durante gli scioperi vi sono state iniziative di lotta: cortei, presìdi, volantinaggi.

Ciò mostra che la questione sicurezza è al centro della lotta e che la tendenza all’autorganizzazione è tema attuale.

La mobilitazione. E’ stato l’elemento che ha contraddistinto la strage di Viareggio. Familiari, ferrovieri, lavoratori/trici, cittadini/e, hanno rappresentato, ognuno con propri ruoli, competenze ed esperienze, la colonna vertebrale di questa quindicennale storia. Non è trascorso un solo giorno che non vi fossero a Viareggio, sul territorio, in altre città, iniziative per non dimenticare, per pretendere giustizia, per rivendicare sicurezza. Un’infinità di momenti, di occasioni, di percorsi per essere protagonisti senza delegare ad altri.

Alta partecipazione e consensi, autonomia e forme di lotta per la più ampia visibilità alla battaglia: dai seminari di studio al blocco dei treni, dai presìdi ininterrotti ai tribunali alla presenza organizzata a ogni udienza (all’interno e all’esterno delle aule), dalle iniziative per la ‘legge Viareggio’ alla denuncia contro la prescrizione, per il semplice fatto che in dolore dei familiari mai sarà prescritto!

E’ importante evidenziare due questioni. La prima: i macchinisti del trasporto merci sono in sciopero da due anni; in questi mesi, gli scioperi sono stati proclamati anche da altre qualifiche, mettendo al centro della lotta la sicurezza.

La seconda: che di fronte allo stillicidio dei morti sul lavoro e da lavoro, alle stragi industriali e ambientali, non è accettabile continuare con il lamento, gli ‘ora basta’, i rituali e roboanti comunicati di sdegno.

Si deve sviluppare l’iniziativa unitaria di denuncia, informazione e formazione, di solidarietà e sostegno, di lotta e mobilitazione, come avviene nel settore ferroviario e non solo; attraverso esperienze quali il ‘Coordinamento 12 ottobre’, costituito per unire familiari di stragi ai ferrovieri in lotta, realtà sindacali organizzate ad attivisti, delegati, Rsu/Rls, coordinamenti e comitati, ai sindacati di base e della stessa Cgil.

Unire e riunire per far meglio ciò di cui c’è urgente bisogno per sviluppare risposte concrete alle morti sul lavoro e alle stragi.

L’unità fa la forza, la lotta la differenza.

Riccardo Antonini

Per contatti e informazioni: erreemmea@libero.it        

Pubblicato il 8 Luglio 2024