Welfare di qualità, non lacrime di coccodrillo
Il dettaglio degli eventi relativi all’incendio avvenuto nella casa di riposo situata in Via dei Cinquecento a Milano sarò sottoposto ad attenta indagine ed analisi: a noi spetta augurarci che la magistratura compia un lavoro rapido per accertare i responsabili.
I risvolti di natura politica sono però cosa diversa e val la pena tra di noi esaminarne qualcuno.
L’incidente purtroppo ha causato la morte di sei persone, mentre ottanta sono i feriti.
Nella notte del 7 luglio scorso, il violento incendio è divampato – nella casa di riposo di via dei Cinquecento a Milano – quasi certamente a causa del guasto dell’impianto di rilevazione del fumo; l’incendio non è stato individuato prontamente, ritardando l’attivazione delle procedure di evacuazione e contribuendo all’aggravarsi della situazione.
Al momento dell’incidente, secondo quanto riportato dalla stampa, solo sette addetti erano presenti nella struttura per sorvegliare e assistere centinaia di anziani. Questa sproporzione tra il numero di operatori e il carico di lavoro ha comportato una carenza significativa di personale, rendendo impossibile fornire la dovuta assistenza a tutti gli ospiti durante l’emergenza.
È altresì importante sottolineare che il personale addetto alle cure all’interno delle case di riposo soffre di salari inadeguati e di ritmi di lavoro forsennati e non è sbagliato rilevare che le esternalizzazioni dei servizi a gestione diretta, condotte da molte amministrazioni comunali, si sono rilevate un disastro dal punto di vista della qualità dei servizi e del lavoro e quello che è accaduto nella notte del 7 luglio ne costituisce una brutta ed ulteriore riprova.
Le condizioni retributive insufficienti e il grande carico di lavoro influiscono negativamente sulla realizzazione e sulla qualità delle prestazioni del personale, incidendo direttamente sul benessere degli anziani ospitati nelle strutture.
La situazione è stata aggravata dalla mancanza di un funzionante impianto di rilevazione del fumo e, secondo i primi accertamenti, da grave negligenza dei responsabili e da un numero insufficiente di operatori notturni, per garantire la sicurezza e l’assistenza necessaria agli anziani presenti.
Auspichiamo perciò che le autorità competenti conducano un’indagine completa per determinare le cause specifiche dell’incendio, individuare le responsabilità e adottare misure appropriate per evitare futuri incidenti. Inoltre, è fondamentale rivedere le politiche di affidamento dei servizi e la stessa regolamentazione del funzionamento delle cooperative che forniscono personale ai centri per anziani, al fine di garantire salari adeguati e migliorare le condizioni lavorative.
L’obiettivo del sindacato, quindi, deve essere quello di battersi per garantire la sicurezza, il benessere e la dignità del personale e degli anziani ospitati nelle strutture di cura.
Il pianto del coccodrillo, come è avvenuto purtroppo per altri incidenti di questo tipo, finirà tra qualche giorno; e così anche la triste e tragica pagina dell’incendio della Casa di riposo a Milano si chiuderà.
Le istituzioni non sembrano voler condurre un bilancio del combinato disposto di alcune scelte scellerate della politica degli ultimi decenni. Non emergerà il fallimento delle esternalizzazioni dei servizi a gestione diretta verso i privati perché le istituzioni dovrebbero denunciare che l’efficientamento non solo non c’è mai stato ma i servizi sono pure peggiorati.
Non emergerà probabilmente nemmeno l’ipocrisia di un sistema che affida numerosi servizi alle Cooperative, che godono di un trattamento fiscale e contributivo privilegiato, e che continuano a creare sfruttamento del personale ed abbassamento della qualità dei servizi. Nel sistema della cooperazione sono tanti ad avere salari da fame.
E infine si dirà nulla di una società che preferisce allontanare dal domicilio i cittadini non autosufficienti perché si dovrebbe denunciare il fallimento di ogni politica di welfare anche nella scintillante Milano.
Qualche giorno ancora di rammarico, poi finiranno le lacrime ed ognuno tornerà nella propria bolla.
Noi, come rappresentanze del lavoro, dobbiamo impedire che anche questa tragedia finisca nel dimenticatoio.
Adriano Sgrò
Pubblicato il 12 Luglio 2023